Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Dopo L'imbalsamatore, Matteo Garrone porta sullo schermo un'altra storia di "amore" estremo". Ne sono protagonisti Vittorio (Trevisan), gestore di un piccolo laboratorio orafo, e Sonia (Cescon), modella per un atelier d'arte e commessa presso un esercizio equosolidale. Vittorio ha una fissazione maniacale per le anoressiche e la sua relazione amorosa con Sonia si trasforma in una storia di plagio, con cui la costringe a dimagrire di quasi venti chili, in un'allucinata sopraffazione psicologica fatta di privazione del cibo che porterà a un drammatico epilogo. Garrone opta per la strada impervia del racconto diafano, con dialoghi ridotti al minimo, uno stile semidocumentaristico con molta macchina a spalla, larghe concessioni a una calata veneta, quella del protagonista, fortemente impastata. Ineccepibile nel mettere in scena la vicenda, tratta dal romanzo Il cacciatore di anoressiche, con lucidità entomologica, Garrone racconta la dialettica tra spirito e corpo poggiando sulla metafora della lavorazione aurea, che consiste nel togliere (laddove ne L'imbalsamatore aveva fatto la scelta opposta del riempire, impagliando i corpi degli animali) allo scopo di arrivare all'essenza: ed è esattamente questo il progetto di Vittorio, guidato dall'allucinata, crudelissima, violenta volontà di arrivare a possedere "la testa" di Sonia espugnandone il corpo. Un film che - pur mantenendosi a largo dalla tentazione di mostrare particolari raccapriccianti - racconta una violenza psicologica inaudita che lascia sgomenti.
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