Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Per amore di Vitt, Sonia asseconda la sua patologia e tenta di dimagrire all’infinito, fino all’anoressia. Tutto questo accade a Vicenza, nel Nord Est asserragliato dietro porte blindate e culto del lavoro. Vitt è un artigiano come “l’imbalsamatore” Peppino: ma quest’ultimo aggiungeva (paglia, cera, sostanze chimiche) mentre il primo, orafo, sottrae: strati di metallo dai monili, carne e pelle dallo spirito, o meglio dalla “testa”. Primo amore di Matteo Garrone è il viaggio allucinante nell’oscurità di un rapporto malato, dove i ruoli di vittima (Sonia) e carnefice (Vitt) sembrano chiari e dove ad affascinare di più sono l’ambiguità di una passione, il mistero di una simbiosi, le contorsioni di due psicologie che non si arrendono alla normalità, e che forse del nostro mondo “antropocentrico” (perché il corpo e la soddisfazione dei suoi bisogni sono alla base del concetto di consumo) sono entrambi schiave infelici. Il film è più cerebrale e meno bello del precedente L’imbalsamatore, tuttavia è uno di quei testi densi e dolorosi, quindi estremamente “vivi”, necessari alle nostre ormai asfittiche visioni. L’attrice Michela Cescon è dimagrita di 15 chili durante le riprese, il protagonista-scrittore Vitaliano Trevisan è una presenza che inquieta e incide.
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