Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Dopo L'imbalsamatore e prima di Gomorra giace il Primo Amore.Un fil rouge unisce gli ultimi film di Garrone ma anche il resto di tutta la sua opera .Qui la stanza vuota con delle sculture in cui la Cescon fa da modella sembra un evoluzione del laboratorio del tassidermista del film precedente,così come sembrano prese da lì le ossessioni e le deviazioni maniacali,mentre la fotografia con colori ora lividi ,lunari,ora molto più accesi rimanda al mondo gomorresco,rivelandosi asfissiante come quello.Questo film non è la storia di un amore come potrebbe far pensare il titolo,è la storia di una ossessione contagiosa.L'orafo vicentino Vittorio che in una donna vorrebbe testa e corpo,trova entrambi in una commessa,Sonia.Se la testa va bene il corpo ha qualche kilo di troppo a suo dire.E lei,per compiacerlo in un rapporto simbiotico sceglie di autoannullarsi e mortificare il proprio corpo solo per fargli piacere.Addirittura questa anoressia per procura scivola nella ribellione(la sequenza del ristorante con la lotta in cucina con lei che cerca di ingurgitare di tutto) a un regime alimentare da fame e a quel mix sadomasochista in cui lui,il sadico,mangia quello che vuole anche davanti a lei che ,masochisticamente,accetta tutto.Primo Amore è meno intellegibile dell'opera precedente che comunque aveva una sua linearità.E'un'opera complessa in cui la forma non può essere scissa alla sostanza,di raffinatezza visiva molto rara da riscontrare nel cinema italiano,capace di usare un accento regionale molto marcato senza per questo apparire folk.Anzi,in certi frangenti,sembra un horror da nuovo millennio con un attrice,la Cescon, che deperisce letteralmente di fronte alla macchina da presa.Garrone usa il suo corpo nudo in maniera antierotica sia quando fa la modella,sia quando le ossa sembrano venir fuori dalla pelle per quanto è magra nelle sequenze appena prima del finale.La storia di Vittorio e di Sonia è una storia di esilio volontario dal mondo che li circonda alla ricerca spasmodica di un armonia interna a partire dall'aspetto esteriore,descrive la volontà di un isolamento volontario in un pianeta a parte in cui loro due sono gli unici due abitanti.Garrone con la sua macchina da presa in molti frangenti sfiora il gratuito manierismo figurativo ma riesce sempre a non cadere nei vezzi della bella immagine fine a se stessa.A questo punto della sua carriera possiamo invece dire che ha trovato un suo stile personale,immediatamente riconoscibile.E non è poco....
forma e sostanza in un film di difficile lettura
ai limiti del masochismo
inquietante
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