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Primo amore

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Primo amore

di riverworld
8 stelle

Chissà se l'anima (per chi crede nella sua esistenza) pesa 21 grammi, ma per Vittorio/Vitaliano Trevisan la parte più preziosa di un corpo pesa 40 chili. E non è quella che si vede normalmente, perchè per visualizzarla bisogna togliere tutti gli strati esterni, raschiarli via esattamente come fa lui nel suo lavoro di orafo. Alla fine resta il nucleo, quello che conta, e lo vedi solo se arrivi a 40 chili di peso. Fin dalle prime battute i ruoli sono chiari. Vittorio pesa Sonia con gli occhi e nel giudicarla inadatta a lui si erge a giudice e carnefice. Lei è invece una vittima della ricerca dell'amore, e per questa ricerca si snaturerà e stravolgerà non solo il suo corpo ma la sua natura umana, diventando una schiava incapace di reagire, una vittima che non ha altro al mondo proprio che il suo distruttore. Peccato infatti che Vittorio costringa la malcapitata Sonia a perderne 15 di chili per arrivare ai fatidici 40, al cui raggiungimento "inizierà per entrambi una nuova vita". Peccato che Vittorio sia una persona mentalmente disturbata, in cura presso un centro di salute mentale dal quale lui stesso si aspetta che "quella roba lì", come lui chiama la sua piccola fissazione, possa passare. Ma le pillole non bastano e la voce narrante dello stesso Vittorio, con marcatissimo accento veneto, ci fa pensare che lui sia già stato artefice di altre odissee simili a quella a cui sta sottoponendo Sonia. Perchè ad ogni nuovo passo sa già che prima o poi tutto finirà.......Però è più forte di lui e anche se sa come finirà, non può fermarsi. Per avere qualche valore ai suoi occhi, per lui tutto deve essere ridotto all'osso. Dalla colonna vertebrale di Sonia che lui cerca durante i loro rapporti intimi, ai cancelli e le sbarre che chiudono e circondano il laboratorio di oreficeria, agli stessi gioielli che lui crea, che diventano cose invendibili proprio perchè spogliati oltre ogni accettabile misura non solo del superfluo ma anche del necessario. Sonia scivola così sempre più giù nel  baratro, in un mondo staccato dalla realtà, fatto di piatti vuoti, di bilance e grafici del peso, di Vittorio che davanti a lei si ciba di qualunque cosa mentre lei deve digiunare o poco più. La realtà diventa qualcosa di distante, i colori si annullano in un biancore asettico dove le forme dapprima diventano ombre e poi si annullano anch'esse. Alla fine rimane un rapporto allucinante tra due esseri che di umano hanno ben poco, lui nella mente malata e comunque conscia della sua crudeltà, lei nel corpo, che non regge più la Sonia persona.

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