Regia di Anthony Minghella vedi scheda film
Charles Frazier deve essere rimasto molto impressionato dalla lettura di VIA COL VENTO e ha deciso di scrivere a modo suo una storia che si svolgesse durante la Guerra di Secessione, ambientata non fra i raffinati borghesi di città ma fra i rustici montanari del South Carolina.
Il libro non l'ho letto, ma dev'essere piaciuto molto ad Anthony Minghella (che già ci aveva stracciato i maroni con IL PAZIENTE INGLESE) che ne ha tratto ahinoi un film inutilmente lungo (154 interminabili minuti), un soporifero melodrammone scritto con i piedi, con lunghissime e ridondanti scene di battaglia inutilmente sanguinose (lo so, in uno scontro alla baionetta il sangue scorre a fiumi, ma se mi piacciono gli sbudellamenti in primo piano vado a vedere Tarantino o Rodriguez) e dialoghi al limite dell'umorismo involontario.
Il cast, in prevalenza di attori anglo-australiani, è molto sbilanciato. Nicole Kidman, paralizzata dal botulino, ha solo due espressioni: occhi semichiusi e occhi spalancati. Renée Zellweger è più insopportabile del solito (e il doppiaggio italiano non l'aiuta). L'ottimo Jude Law, la cui bellezza è per tutto il tempo oltraggiata da sceneggiatori evidentemente invidiosi, non ce la fa a reggere tutto il peso.
Eccellenti i comprimari: Donald Sutherland padre nobile (ma muore subito), Giovanni Ribisi laido traditore, Natalie Portman fiera vedovella, Eileen Atkins bislacca stregona dei boschi, Philip Seymour Hoffman pastore lascivo, Katie Baker vicina generosa, Cillian Murphy nordista gentile. Immensi come sempre Ray Winstone sudista brutale e Brendan Gleeson violinista ubriacone. Peccato che i loro talenti vengano biecamente scialacquati, visto che tutti restano in scena al massimo 5 minuti l'uno. Piacevole la colonna sonora, in parte composta ed eseguita da Jack White, anche attore nella parte del disertore chitarrista. http://www.youtube.com/watch?v=70_3ho_j0yk
Girato in prevalenza sui Monti Carpazi in Romania, ha esterni suggestivi, scene (di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo) e costumi (di Carlo Poggioli e Ann Roth) sicuramente ben curati, ma un film esteticamente bello non è necessariamente un bel film: in definitiva appartiene alla mia personale categoria "Film buoni solo per stirare".
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