Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
C'è tanta fragilità in Anna che emerge in questa storia sgradevole, fin troppo radicata nella realtà, fin troppo scarna, spoglia, quasi amatoriale. Questo film lascia un po' di amarezza, ma soprattutto dopo mezz'ora ero già nervoso, arrabbiato, avrei voluto entrare nell'ambiente ostile e porgere una mano alla protagonista. Francesca Comencini dirige un film tutt'altro che facile, probabilmente non completamente riuscito. La depressione che incarna la Braschi, per esempio, non arriva a convincermi fino in fondo. Si potrebbe pensare che sia colpa sua, se non si fosse visto invece come il trucco e la sua interpretazione in Ovosodo della maestra esaurita fosse più coinvolgente, più vera, reale, sgradevole, ma forse anche più commiserabile. Di questo film mi resta lo sguardo splendido della Braschi, anche se appare come fosse struccata, anche se il suo volto dovrebbe manifestare una frustrazione infinita, lei resta bellissima. E questa volta dietro la macchina non c'è Benigni che l'ama e per questo la sa rendere più bella che mai. Questa volta lei è se stessa, bellissima, coinvolgente, affascinante come poche. E ci sono tanti abbracci a dare forza alla fragilità, ci sono continui tamponamenti d'amore da parte di una figlia più grande e matura della sua età. Un film di difficile realizzazione che la Comencini gestisce con pause e macchine a mano. Forse sarebbe potuto essere più bello, meglio gestite le figure e le dinamiche, ma vale la pena vederlo, se non altro perché è un raro documento sul lavoro di stampo italiano.
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