Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Anna, donna di mezza età single con figlia piccola, assiste impotente al cambio di dirigenza della sua ditta. Si accorge da subito che qualcosa non va: le viene tolto l'ufficio, subisce demansionamenti e le vengono dati incarichi inutili, quando non impossibili. Fa causa alla ditta, la vince subito e senza alcuna fatica, incassa un sacco di soldi e si lamenta.
Insulto peggiore alle migliaia di lavoratori che in Italia subiscono quotidianamente mobbing non si poteva fare: eppure la regista insiste per precisare, prima ancora dei titoli di testa, che questo film ripropone le esperienze concrete di varie persone, alle quali evidentemente vorrebbe fornire appoggio quantomeno morale. Sarà certamente così, ma la sceneggiatura di Francesca Comencini, Assunta Cestaro e Daniele Ranieri racconta scene di ordinaria violenza psicologica - e non solo - nei nostri tempi e nei nosri luoghi, creando le basi per una denuncia potente e ben articolata, e finendo quindi per disperdere malamente ogni pretesa accumulatasi in un'ora e mezza di film con uno sbrigativo finale qualunquista, patetico e totalmente nonsense, un lieto fine rapido e inverosimile come la recitazione della protagonista. Che, inserita in un ruolo centrale, fa i presumibili danni; ma qui viene perfino surclassata da un'altra interprete, la piccola Camille Comencini, la cui fastidiosa incapacità va a discapito naturalmente della madre-regista che l'ha lasciata del tutto allo sbando (forse aveva troppo da fare per stare dietro a Nicoletta Braschi - e allora va un minimo capita). Mi piace lavorare - Mobbing poteva essere un'opera fondamentale nel cinema italiano di questi anni, ma la sensibilità necessaria a renderla tale è stata semplicemente stuprata dall'oltraggiosa (per le vittime del mobbing, si capisce) conclusione a tarallucci e vino, impensabile nell'Italia del 2003 e ancora più insulsa in un film, come questo, che tenta di impostarsi sui binari del massimo realismo. Quinta pellicola cinematografica per la figlia di Luigi Comencini, che tornerà sul grande schermo tre anni più tardi con A casa nostra. 1,5/10.
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