Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Bello, e molto realistico. Chi ha lavorato in qualche ufficio lo può dire assieme a me. La rappresentazione dell'ambiente di lavoro è particolarmente efficace, anche grazie ai bravi attori (professionisti o dilettanti che siano). Molti dei personaggi sono decisamente taglienti, e l'ambiente in generale meschino. In questo si distinguono il direttore generale con il capo del personale (due perfette carogne), e alcuni colleghi, come le due dell'inizio. Rendono molto bene l'invidia femminile che sfiatta da tutti i discorsi, anche da quelli apparentemente innocenti. Molto bravi trovo la Braschi e il capo degli operai del magazzino. Bene dice il Mereghetti affermando che l'umanità della Braschi smussa le punte ideologiche della sceneggiatura.
Solo di qualche punta si tratta, infatti. Il film fu commissionato dalla CGL, tuttavia non è un mero spot del sindacato, e non una reprimenda sull'abolizione dell'art. 18. Non è insomma una disanima sul sindacalismo o la legislazione sul lavoro, e ciò forse al di là delle intenzioni di commissionò l'opera. Tanto meglio, perché altrimenti avrebbe un ben misero valore. La pellicola, infatti, rappresenta casomai a che livelli possa giungere la cattiveria umana e le vessazioni sul posto di lavoro, al di là delle leggi; le angherie sono tanto più terribili quanto più mascherate da buone intenzioni. Del resto si possono modificare gli articoli del codice in molti modi, ma poco cambia se le persone restano spietate e crudeli. La pellicola mi pare anche stigmatizzare certe politiche delle aziende moderne: le fusioni e gli intrallazzi dietro le quinte, e certi odiosi studi di reparto per la compressione dei tempi (dove c'è ben poco da comprimere).
Anni luce lontano da qualunque tipo di fiction moderna.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta