Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Il cinema barzellettaro è sempre stato sinonimo di triviale volgarità, umori da caserma, spostamenti progressivi del piacere che si fa carne da macello. Era perciò una scommessa, quella dei fratelli Vanzina: rianimare cinematograficamente le storielle che da secoli abitano, affollano e attraversano lo Stivale, senza cadere nelle trappolone, nelle facili scorciatoie, nella “comodità” delle battutacce. E fin dalla prima scenetta, si capisce che la sfida è, se non vinta, quanto meno all’altezza delle ambizioni. Le barzellette è un film a episodi che si intersecano: un escamotage se si vuole classico, ma ben congegnato, legato a cornici e tormentoni divertenti, al momento di grazia di Er Cipolla (alias Enzo Salvi), al defilippiano (sponda Peppino) Buccirosso, alla surreale pazzia congenita di Marco Messeri, a nostro parere i migliori di un gruppo che, altrove, sguazza solo nel puro mestiere (da Proietti in giù). L’angolo più noioso è quello della coppia marchigiana e forse non a caso: le barzellette sono belle quando... durano poco (e invece Max Giusti le preferisce a qualsiasi altra cosa, sesso compreso). Una piccola grande impresa quasi completamente portata a termine. Il bersaglio, seppur facile, è centrato. Il messaggio è chiuso: «C’è corente...».
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