Regia di Jean-Paul Rappeneau vedi scheda film
18 giugno 1940: i nazisti occupano Parigi e la Francia tutta si ritrova in ginocchio. La prima fermata dell’ultimo metrò è Bordeaux, dove chi può, chi ha i soldi, cerca di rifugiarsi in attesa che si compia lo scellerato armistizio di Vichy. Jean-Paul Rappenau, aiutato in fase di sceneggiatura dallo scrittore Patrick Modiano, si riallaccia alla tradizione polifonica del romanzo cinematografico francese, anche recente (Laissez-passer di Tavernier), per raccontare piccole-grandi vicende umane sullo sfondo del Dramma, la guerra. Da Resnais a Téchiné, in Francia sono sempre più numerosi gli autori che scandagliano con la macchina da presa gli anni dell’occupazione, segno che forse uno dei due argomenti tabù della nazione (l’altro è l’Algeria) fa meno paura di un tempo. Bon Voyage mescola i toni scanzonati della commedia con le tinte fosche della Storia, e divaga tra il giallo (Isabelle Adjani ha un delitto da nascondere...) e l’impegno civile, con caratterizzazioni rapide, precise, a volte gustose (Depardieu ministro), a volte studiate a tavolino. Rappenau è cineasta di solido mestiere, ma il suo stile è inesorabilmente accademico. Al pubblico “borghese” d’oltralpe, che ha premiato il film, va bene così. Con sguardo neutro, invece, ci si chiede se la cura dei dettagli, l’eccellente fotografia, il cast stellare, la sceneggiatura di ferro e tutta la professionalità del mondo non si riducano ad un lezioso esercizio di bella calligrafia.
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