Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Il tentativo di Avati di riportare in scena non solo i personaggi e gli attori di un film di molti anni prima (18, per la precisione), ma di continuarne le gesta con l'intento apertamente sociologico di descrivere la vita nella sua più cruda ed inesorabile manifestazione (l'invecchiamento) riparte da dove era arrivato Truffaut con la geniale serie di Doinel; qui però i protagonisti sono cinque e l'autobiografismo del regista francese, che in Doinel-Léaud trovava il suo alter ego, lascia posto a qualcosa di più cervellotico - ma non per questo meno riuscito -, una sorta di analisi dinamica sulle interrelazioni e sugli scambi delle reciproche esperienze di vita da parte di un gruppetto di amici. Che qualcuno, ritrovandosi a distanza di anni, stia barando, è il minimo che ci si possa aspettare. Un lavoro convincente, iper-realistico ed a tratti commovente (e uno dei migliori di Avati). 7 e 1/2.
Dopo 18 anni 5 amici si ritrovano per una partita di poker natalizia: l'idea è proposta da colui che dalla prima partita era uscito letteralmente rovinato, ma le cose cambiate non sono poche. Innanzitutto, uno di loro sta morendo di cancro. E il sospetto che qualcuno bari è sempre fortissimo...
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