Regia di Aleksandr P. Dovzenko vedi scheda film
Capolavoro assoluto dell'ucraino Aleksandr Dovzenko, uno splendido poema lirico che rifugge le trappole dell'estetismo e della propaganda (nonostante i diktat imposti dalla produzione) con la freschezza dell'ispirazione e con la limpidezza creativa di una straordinaria messinscena. Ambientato nell'Ucraina del 1929, quando, cioè, la collettivizzazione della terra in cooperative agricole (i kolchoz) da parte dei contadini più poveri veniva osteggiata dai kulaki, i contadini arricchiti e divenuti proprietari terrieri (e per questo Stalin finì per deportarli in massa nei campi di lavoro), racconta con sconvolgente forza drammatica e strepitosa squisitezza formale le vicende del giovane Vasil e il suo tentativo di costituire un kolchoz per poter usufruire di macchinari più moderni. Un disperato canto d'amore e morte che si trasforma in uno straziante inno panteistico alla purezza della natura, sorretto da una regia di impeccabile cura e di eccezionale efficacia nella composizione delle inquadrature e nell'uso sapiente del montaggio, contrappuntato dalla magnifica fotografia di Daniil Demutsky (già collaboratore di Dovzenko per Arsenale) e con alcune sequenze indimenticabili (su tutte, il memorabile idillio notturno tra la contadina e il protagonista). Fondamentale.
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