Regia di Monte Hellman vedi scheda film
In uno dei molti misteri del cinema si contempla il giudizio altamente positivo dato da alcuni critici (sc. Mereghetti) a questo film insulso e vuoto, nonché malissimo recitato. Anzi questo mistero tanto misterioso non è: semplicemente Mereghetti non ha visto il film. Ecco come lo racconta: «Due californiani (Taylor e Wilson) vivono attraversando l'America sulla loro Chevrolet truccata e partecipando a gare clandestine. Un giorno sfidano l'enigmatico pilota Gto (Oates) che guida una Ferrari Gto a una gara fino a Washington, mettendo in palio la propria macchina. Ma presto nessuno ha più interesse per la competizione: Gto se ne andrà via con la ragazza (Bird) che per un po' si era accodata ai due, che continuano la loro routine». Intanto Gto non guida una Ferrari ma una Porsche, e non è un particolare irrilevante in un film che si basa esclusivamente sulle auto, sui motori e sui carburatori. Poi Gto non se ne andrà via con la ragazza, perché questa si accompagnerà a un motociclista di passaggio, andando via con lui.
Mereghetti definisce Strada a doppia corsia addirittura «Senza le ruffianerie e il folclore di "Easy Rider" e di "Punto zero", uno spaccato dell'America come terra di nessuno che ha retto bene all'usura del tempo». A me, modestamente, è sembrato una specie di "Easy Rider", con alcune spruzzate della voglia di fuggire alla "Cinque pezzi facili", girato da Brecht (dopo morto), con quella recitazione (???) catatonica inscenata da attori cani (del resto Taylor, con quel suo incedere alla Pippo, è un cantante; Wilson era il batterista dei Beach Boys, Laurie Bird è insignificante; l'unico decente è Oates) e peggiorata definitivamente, fino allo schifo totale, dal doppiaggio italiano, realizzato probabilmente dalla filodrammatica di Mondovì (con il dovuto rispetto per la filodrammatica di Mondovì).
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