Trama
Il film Baise-en-ville racconta la storia di Sprite, un giovane che ha 25 anni e una priorità urgente: trovare un lavoro. Per lavorare serve la patente, ma per pagarsi la patente serve un lavoro. È il classico circolo vizioso che solo chi vive in periferia conosce davvero. Riesce a farsi assumere da una start-up che si occupa di pulizie post-party nelle ville fuori Parigi, ma senza trasporti pubblici notturni, raggiungere i clienti diventa un’impresa. Su suggerimento della sua istruttrice di scuola guida, Sprite prova a usare un’app d’incontri per farsi “ospitare” da ragazze che vivono vicino ai suoi luoghi di lavoro. Solo che, beh, Sprite non è esattamente un grande seduttore.
Per Martin Jauvat, il film Baise-en-ville è un ritorno a casa, ma anche un passo avanti. Il film si muove nella geografia personale del regista (Chelles, la banlieue est di Parigi, già esplorata nei suoi lavori precedenti) e lo fa con lo sguardo leggero e acuto che lo contraddistingue. Qui, però, la vicenda è più vicina alla sua esperienza diretta. Il protagonista, Sprite, si muove tra permessi di guida, lavoretti precari e app d’incontri, proprio come lo stesso Jauvat anni prima. Il film Baise-en-ville, dice, è “iper autobiografico” e nasce da un periodo difficile ma anche vivace, fatto di incontri imprevisti e quotidianità strampalata. Una precarietà che non spegne l’entusiasmo ma lo accende, e che viene raccontata con umorismo e precisione.
La realtà è già abbastanza assurda di suo, spiega il regista, per questo non serve inventarsi alieni o artefatti. Basta osservare bene. Il film, presentato alla Semaine de la Critique 2025, riflette anche questa visione: un’estetica rigorosa, quasi maniacale, che incornicia scene apparentemente semplici in composizioni visive curatissime, senza comparse, con dialoghi scritti fin nel dettaglio ma capaci di suonare veri. È proprio nel contrasto tra formalismo e caos quotidiano che si costruisce l’identità del lungometraggio.
Martin Jauvat, che firma anche la sceneggiatura e interpreta il protagonista, riesce a mantenere una leggerezza disarmante, interpretando un ragazzo qualunque in mezzo a personaggi eccentrici, buffi, imprevedibili. L’intento non è quello di stupire, ma di trovare verità nel piccolo, nel banale, nell’umano. In un certo senso, il film Baise-en-ville racconta la provincia come un laboratorio di sogni bizzarri, dove la necessità spinge all’invenzione e la fatica convive con la tenerezza.
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