Trama
Il film Nino racconta la storia di Nino, un giovane che si appresta a un trattamento per una malattia grave. Prima dei tre giorni che mancano alla cura, i medici gli affidano due semplici compiti da svolgere. Questi lo spingono a uscire dal suo appartamento e ad attraversare Parigi come non aveva mai fatto. Costretto a confrontarsi con la città e con gli altri, Nino scopre una vitalità inaspettata proprio nel momento in cui tutto sembra fermarsi. Il tempo, per lui, si restringe ma anche si dilata: tre giorni per guardarsi attorno, per sentire di nuovo il mondo, per capire che vivere – forse – è ancora possibile.
Nino è un film nasce da un’urgenza personale. Pauline Loquès racconta di aver perso un giovane caro amico, e che la scrittura è diventata uno strumento per elaborare la perdita, trasformandola in speranza. Non si trattava di raccontare la malattia in quanto tale, ma piuttosto ciò che accade prima: quel tempo sospeso, spesso invisibile, tra la diagnosi e il trattamento. Tre giorni, in cui la realtà irrompe e impone una scelta: restare fermi o muoversi, anche senza meta.
Parigi, nel film Nino, è tutto fuorché da cartolina. È un cantiere perenne, come la vita. Una città che non si adatta a ciò che proviamo, ma che ci ingloba con il suo rumore e la sua indifferenza. Nino, se potesse, si rifugerebbe nel letto. Invece è costretto a camminare, incontrare, ascoltare. Costretto, in fondo, a vivere. È in questa tensione tra desiderio di fuga e bisogno di contatto che il film, presentato alla Semaine de la Critique 2025, trova la sua intimità più profonda.
Il ruolo di Nino ha richiesto una delicatezza rara. Quando Théodore Pellerin è apparso ai provini, è stato subito chiaro che sarebbe stato lui. La regista lo descrive come “ipnotico senza cercare di esserlo”, capace di incarnare la fragilità senza ostentarla. Attorno a lui ruotano personaggi che aggiungono spessore, affetto, resistenza: Salomé Dewaels, William Lebghil, Camille Rutherford. E in ruoli chiave, due presenze iconiche del cinema francese, Jeanne Balibar e Mathieu Amalric, che portano nel film Nino una leggerezza imprevedibile, una libertà d’interpretazione che rispecchia il tono stesso della narrazione.
Nino è un racconto urbano e intimo, costruito su gesti minimi e grandi emozioni non dette. Parla della vita nel momento in cui sembra scomparire, e del fatto che forse, proprio quando tutto sembra finire, può invece cominciare qualcosa.
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