Regia di Richard Rush vedi scheda film
Film trascurabile per sceneggiatura e regia, datato e ingenuo quanto si vuole, ma suscettibile di catturare l’attenzione di vecchi sessantottini (delusi ma non pentiti) come il sottoscritto. San Francisco, 1968 (un anno a caso...). Una ragazza fuggita da un istituto, sorda ma che “sente” tutto leggendo le labbra, è in cerca del fratello. Lo troverà, strafatto e in pieno trip mistico-delirante, di quelli che portano al precipizio. Prima del tragico finale, lo spettatore è invitato ad un giro turistico tra i figli dei fiori, riascolta gli slogan, i propositi pacifisti, libertari e liberatori di una generazione che ha avuto la fortuna di vivere la propria giovinezza in piena espansione economica del mondo occidentale, generazione accompagnata da un momento irripetibile della creazione musicale. Nel film, infatti, la colonna sonora la fa da padrona: Strawberry Alarm Clock, the Seeds, Boenzee Cryque, ecc. Materiale per intenditori, grande quanto sconosciuto rock, disperso nell’oceano produttivo di quegli anni. L’unico altro interesse che il film può suscitare è certamente il ruolo centrale di Jack Nicholson. Guida amichevole e ideologica della ragazza “sorda ma che sente”, sprigiona carisma in ogni inquadratura. Suona la chitarra e canta (bene) in un complesso fatto con lo stampino, ride (da par suo), comanda, affascina, s’impone come unico vero attore della pellicola. Film certamente non memorabile, vedibile solo dai rockettari della mia età.
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