Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
Dal romanzo di Georges Simenon “Les fiançailles de Monsieur Hire” sono stati ricavati due adattamenti cinematografici: “Panique” di Julien Duvivier (1946) e il più noto “L’insolito caso di Monsieur Hire” di Patrice Laconte (1989). Si tratta di due capolavori e non saprei dire quale sia il migliore. Alla sceneggiatura del primo lo stesso Simenon collaborò con Charles Spaak. Siamo di fronte ad un noir d’epoca di raffinatissima fattura, degno di titoli come “Le jour se lève” o “Quai des brumes” di Marcel Carné. Rispettando lo spirito del romanzo, regista e sceneggiatori non si interessano tanto al giallo, quanto all’atmosfera che si viene a creare intorno, al carattere del protagonista e alla mentalità del mondo meschino che lo circonda. In una località imprecisata della Francia, è stato ritrovato il cadavere di una donna. Allo spettatore viene ben presto rivelata l’identità dell’assassino, come avviene in molti film di Alfred Hitchcock. I sospetti della collettività cadono invece sul taciturno e misantropo Monsieur Hire, uomo solitario e innamorato della giovane Alice (Viviane Romance), legata sentimentalmente ad Alfred, un malvivente cinico e volgare, che sappiamo essere l’autore dell’omicidio. Pur di salvare il suo compare, la ragazza fingerà di accettare la corte di Monsieur Hire, per poi abbandonarlo ad un atroce linciaggio. Film nerissimo, dunque, ma perfetto nella descrizione della piccola gente assetata di vendetta, di quel passa-parola meccanico e irrazionale che sfocia nella più feroce violenza. Michel Simon, che in questo ruolo non sembra proprio essere già un cinquantenne, ci appare alto, slanciato, con folta barba nera, occhi roteanti, ironico e talvolta sarcastico. Oscilla costantemente tra ingenuità e saggezza, incomprensione della realtà che lo circonda e giudizi sferzanti. La sua imponenza, la fermezza della sua recitazione ricordano le fenomenali prestazioni del migliore Orson Welles. Un film gigantesco, da riscoprire e valorizzare.
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