Trama
Attraverso il ritratto vivo, frammentato e ibrido dell'infanzia e della memoria, il film Dites-lui que je l'aime si sviluppa come una ricerca personale, un'indagine intima su cosa significa essere figlia, madre, artista. Romane Bohringer, interprete e regista, si mette in gioco in prima persona in questo film che incrocia documentario e finzione, ricordi e presente.
Il punto di partenza del film Dites-lui que je l’aime, presentato a Cannes 2025, è l’infanzia della sua amica Clémentine Autain, figlia dell'attrice Dominique Laffin, morta prematuramente. Clémentine e Romane intraprendono un viaggio emotivo nel tempo, cercando di ricostruire il legame tra madre e figlia attraverso testimonianze, immagini d'archivio, scene fiction e performance. Al centro, la figura assente di Dominique, interpretata da Eva Yelmani in una sorprendente incarnazione tra realtà e memoria.
Il film Dites-lui que je l’aime si muove su più piani narrativi, intrecciando passato e presente, lo sguardo di chi ricorda con quello di chi immagina. Un racconto stratificato e profondo sul lutto, l'identità e la trasmissione emotiva.
Romane Bohringer costruisce un film metacinematografico dove la forma segue il flusso della memoria. Il film Dites-lui que je l'aime è un atto d’amore verso il cinema stesso, capace di contenere e sublimare l’intimo e l’universale. Bohringer accoglie la verità del vissuto ma anche la forza evocativa della finzione, in un equilibrio sottile tra controllo e abbandono. È un film fatto di frammenti, dove l’infanzia è evocata attraverso sguardi, mani, e scene simboliche (la paura, l’attesa, la vergogna), e dove le musiche acustiche, pensate come prolungamenti della memoria, sostengono il racconto con eleganza e discrezione. Ogni scelta visiva e narrativa nasce da una necessità emotiva: dalla scena delle attrici che provano il ruolo di Clémentine alla scelta del "piano Pyrex" per restituire il flou della memoria.
Dites-lui que je l'aime è un film che esplora la costruzione dell'identità a partire dal dolore e dalla mancanza, il rapporto madre-figlia, il potere evocativo del cinema. Attraverso una struttura volutamente ibrida, Bohringer interroga il ruolo della finzione nella rappresentazione della verità emotiva. La ricerca delle attrici, le immagini d’archivio, le sequenze coreografate e le interviste convivono in un unico flusso emotivo. La memoria è selettiva, disordinata, talvolta idealizzata, e il film la restituisce nella sua imperfezione.
Dites-lui que je l'aime è anche un omaggio al mestiere dell'attrice, al lavoro collettivo, e alla forza generativa del racconto. Un'opera intima, delicata, vibrante, che ci ricorda quanto è potente il desiderio di dare voce a ciò che abbiamo amato e perduto.
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