Regia di Edgar Reitz vedi scheda film
Stefan, con il suo film, ha vinto un premio al Festival di Venezia. Hermann si prende una pausa dal lavoro e parte sulle tracce di Clarissa, in tourneé con il suo gruppo di teatro e musica femminista e d'avanguardia. Sulla strada (e sulla ferrovia), incontra gli amici della Tana della Volpe: Renate si esibisce nel suo varietà erotico, Juan è diventato acrobata da circo, Schnüsschen ha lasciato l'università ed ha smesso di cercare il marito, Volker e Jean-Marie portano la loro musica ad un festival francese, Helga è ricercata dalla polizia come terrorista della RAF (coinvolgendo, suo malgrado, anche Stefan). Reitz ci fa rivivere, come nell'ultima puntata del primo Heimat, le storie dei protagonisti attraverso le fotografie mostrate a Hermann dalla fotografa Elisabeth. Alex, che avevamo visto nel dodicesimo episodio trepidare davanti alla TV per la conquista della Luna (eravamo nel 1969), muore alcolizzato. Hermann, ad Amsterdam, incontra Clarissa e passa una notte insieme a lei. Decreta che è finito il bando all'amore da lui deciso 14 anni prima (ai tempi di Klarchen) e la ragazza cerca di fargli capire l'importanza di saper aspettare. Hermann sembra comprendere, ma il giorno successivo non attende Clarissa e riprende il treno. Fermatosi a Dulmen, rivede Marianne, che fa la mamma alle sue due figlie. Poi, come il Paul della prima puntata di Heimat (di cui porta il cognome, anche se non il sangue), si incammina a piedi per Schabbach, incontrando sulla strada Glasisch, il narratore della prima serie. Heimat 2 si conclude poeticamente con una delle sue puntate più belle, perfetta sintesi di una seconda serie non perfetta, tendente all'ottima riuscita dell'archetipo che, tuttavia, solo a tratti - come in questo caso - riesce a raggiungere.
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