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Facciamo l'amore

Regia di George Cukor vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Facciamo l'amore

di luisasalvi
8 stelle

Montand è il ricco Clement che assiste a prove di uno spettacolo che lo deride; preso per un imitatore, sta al gioco per Amanda (Monroe) che lo accoglie con simpatia ma detesta Clement. Lui se ne innamora, le dice chi è e lei fugge. Lui la blocca e la convince cantando. No! È Yves che canta e Marilyn lo ascolta: così ha senso e così sarà.

 

A prima vista sembra un raccontino banalotto, su una vicenda già molto sfruttata al cinema; comunque non un’altra Cenerentola, come qualcuno ha detto: lei, la bella, non solo non cerca un ricco, ma neppure lo vuole, e quando scopre che l’uomo amato è ricchissimo lo rifiuta nettamente.

Ma sul finale torneremo dopo. Per ora cerchiamo il motivo del grande successo; poi cercherò qualche pregio non solo di cassetta, come impone il valore del regista.

Il ricchissimo Clement (Yves Montand) è presentato come protagonista (anche se Cukor è specialista nella direzione di attrici): il film inizia con una lunga esibizione di antenati sempre più ricchi e termina con Clement che trattiene a forza l’amata Amanda (Marilyn Monroe) che vuole fuggire e le canta il suo amore, convincendola. Ci torneremo. Per ora sembra un finale pessimo, per un protagonista che sa solo fare denaro e spenderlo in donne pronte a cadegli ai piedi.

Saputo che in un teatrino modesto una compagnia poco nota prepara scenette di derisione di alcuni noti personaggi dell’epoca, fra cui lui stesso, va a vedere una prova. Assiste così a parte dello spettacolo, fra cui l’esibizione della bella Amanda, davvero seducente. Pensa subito di … conquistarla, come sempre, con la sua ricchezza, ma viene anticipato da una situazione imprevista: il direttore sta esaminando vari aspiranti a fare le imitazioni dei celebri personaggi (ci sono molti Elvis Presley) e viene accolto anche lui come imitatore di… se stesso, così somigliante (ovviamente) che viene subito accettato, mentre vengono respinti gli altri.

Lui, per ora, accetta per conoscere e frequentare Amanda. Ma lei critica il personaggio Clement con le sue ricchezze e le sue facili conquiste, mentre aiuto lui, l’imitatore squattrinato. Lei nello spettacolo risulta compagna di Tony (Vaughan), cantante e ballerino. Ma nella vita no, e Clement si innamora di lei nella vita, dell’attrice di quello spettacolo, e deve conquistarla: ha capito che questa volta il denaro gli serve solo per pagarsi i più noti specialisti in vari campi in cui potrebbe piacerle.  Così il film ci spiattella, uno dopo l’altro, Milton Berle, Bing Crosby e Gene Kelly, che dovrebbero insegnargli a far ridere, a cantare e a ballare. Sono questi personaggi che si autoderidono e favorirono il successo pubblico in USA. Ma oggi e in Italia non fanno neppur ridere.

(Segnalo il film italiano Donatella, uscito cinque anni prima, con vicenda opposta di equivoci finiti “bene” fra una povera creduta ricca e un ricco e con la presenza di “Abbe Lane” e marito che si rappresentano con ironia).

Insomma, da parte mia giudizio negativo sul film.

Eppure… Pensiamo al regista…

Grande fra i minori o minore fra i grandi; ha un senso dello spettacolo talvolta geniale: coreografie, balletti, sfilate di moda, feste e balli; ottimo direttore di attrici, acuto e benevolo osservatore e moralista sui rapporti nella coppia o fra "amiche", spesso solo apparenti; ma anche fra le amiche, come fra marito e moglie, superati gli scontri con dei chiarimenti, si recupera un rapporto positivo fatto di comprensione reciproca: è un invito "morale" del regista, un costante impegno di educazione senza pedanteria, con garbo e ironia e bonarietà per tutta la sua produzione.

C'è sempre il gioco fra apparenza e realtà, fra spettacolo e vita, ma con la consapevolezza che lo spettacolo non è tale se non partecipa della vita e non la rappresenta, e che la vita ha bisogno di finzioni e anche queste possono essere sincere, come le lacrime di Adamo per commuovere la moglie o le moine di tante mogli per affascinare il marito, a favore della fedeltà matrimoniale e/o della tolleranza reciproca per superare crisi e tradimenti. L'apparenza non è menzogna, la recitazione non è falsante: chiunque si osservi, e un uomo di spettacolo non può non farlo, finisce per "recitare" i suoi sentimenti più autentici, e talvolta pudicamente evita di recitarli e paradossalmente proprio così si falsa: Adamo è più sincero quando si spreme le lacrime a comando che quando le evita per naturale pudore: è sincero sia per i sentimenti che esse esprimono sia per lo scopo che ne intende ottenere. Come lo è Cukor nelle sue finzioni filmiche. Per lui il fatto che l'essere umano reciti quando vive è evidente, ma non è negativo né significa menzogna o ipocrisia.

La tentazione del successo è sempre presentata come deludente e non appagante: il "prezzo" di Hollywood è sproporzionato a ciò che può dare, togliendo la pace; anche se in molti film Cukor finisce per dare un lieto fine che coniuga successo e felicità, forse per opportunità commerciale, forse perché crede davvero che sia possibile vivere bene anche nell'ambiente del cinema, purché ci si impegni ad anteporre il buon senso all'avidità o all'ambizione o all'alcool. Ma anche i "lieto fine" hanno un tono sorridente e malizioso che non assicura la fine delle difficoltà, bensì ricorda sempre la necessità della buona volontà per superarle.

Dopo aver riconsiderato queste caratteristiche di Cukor come posso accettare quella storia e quel finale? Evidentemente mi è sfuggito qualcosa.

Anzitutto il gusto dello spettacolo. È la prima volta che Clement vede uno spettacolo autentico, vero, e Cukor lo presenta così agli spettatori, autentico e vero, rispetto alla vita falsa di Clement. Clement lo intuisce e lo capisce sempre meglio. È questo che gli piace. Anzi, più ancora gli piacciono gli attori e le loro vite autentiche, Amanda con le sue simpatie e la sua generosità.

Va bene, ormai la ama e per la prima volta in vita sua pensa di sposarsi; per farlo deve essere sincero, deve dirle chi è e convincerla. Ma allora ne viene rifiutato: ovvio, non poteva che essere così.

E questo finale assurdo in cui lui si mette a cantarle il suo amore, dopo che avevamo assistito alle vane lezioni di canto impartitegli da Bing Crosby, che lo aveva giudicato incapace, suggerendogli piuttosto di imparare a ballare?! Non ci siamo.

Non ci siamo ancora, ma basta un ultimo passo, coerente alla nostra rilettura: riconoscere gli attori e il loro affiorare nella scena. Chi è l’attore che recita Clement? Ma è Yves Montand, il noto cantante! È lui che canta il suo amore per Marilyn Monroe. Tanto che ne seguì una relazione tra i due, pur entrambi diversamente sposati (lui con Simone Signoret, lei, all’epoca, con Arthur Miller).

Così il film acquista senso e garbo e valore.

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