Regia di Carlo Croccolo vedi scheda film
Curiosa incursione alla regia e, più in particolare, nel western del comico Carlo Croccolo, storica spalla nonché doppiatore di Totò (unico doppiatore autorizzato dal maestro) e voce di Oliver Hardy. Nel 1971, forse attratto dai successi che il genere era capace di offrire, Croccolo viene convinto a lanciarsi alla regia dall'amico commercialista Oscar Santaniello, manager di produzione di western diretti da Edoardo Mulargia, Demofilo Fidani e prossimo a lanciare alla regia Aristide Massaccesi nel western Un Bounty Killer a Trinità. Croccolo investe capitali in prima persona, partecipa alla stesura della sceneggiatura e si ritaglia un farsesco, seppur marginale, ruolo da macchietta comica nei panni di un bandito che tartaglia e si da sempre alla macchia quando le cose iniziano a volgere al peggio. La piega farsesca però si ferma qua. Pur se costruito con un budget irrisorio, il suo Una Pistola per Cento Croci è un western che intrattiene e permette a Croccolo di prepararsi per il successivo e più riuscito western (Black Killer) girato a stretto giro di posta. Il cast artistico è povero e non sempre ben calato nei ruoli. Convince Tony Kendall, al secolo Luciano Stella, nei panni del pistolero che cerca la vendetta per dei misfatti riconducibili alla guerra di secessione. Vuole infatti uccidere l'ufficiale suo superiore che, essendosi venduto ai nordisti, decretò con le sue scelte il massacro dei propri uomini. Nei panni di quest'ultimo c'è un elegante Mimmo Palmara, accreditato col consueto Dick Palmer, in un ruolo un po' atipico. È infatti il timoroso luogotenente di un bizzarro capobanda di un gruppo di manigoldi. Quest'ultimo, visto di spalle per oltre metà film, è un eccentrico personaggio che veste con mantello nero e sombrero e si diletta nell'uso della frusta, senza mai proferire parola. Lo vediamo esercitarsi nell'atto di colpire delle uova collocate in fila davanti a lui, alla maniera di bottiglie utilizzate nel corso di esercizi di mira. Croccolo offre un curioso colpo di scena, quando mostra l'identità del fantomatico boss, momento in cui lo scopriamo anche particolarmente loquace. Si tratta infatti di una non troppo convincente (specie quando ride in modo beffardo) Monica Miguel, una donna virago dal bellissimo taglio di occhi che domina psicologicamente Palmara e lo accusa di essere un vigliacco, perché non osa ribellarsi al suo potere. I due, coadiuvati da un manipolo di banditi (tra i quali il buffo Croccolo, che perde per il suo difetto anche le aste per accaparrarsi le prostitute perché non riesce a completare le offerte economiche incespicando con le lettere), rapiscono una giovane ragazza allo scopo di estorcerle la firma sul contratto di vendita di un terreno interessato dalla presenza di oro. Nei panni della giovane, contrariamente a quanto riporta imdb (dove risulta Marina Malfatti), c'è Marina Mullingan, pseudonimo della moglie di Croccolo. Si tratta di un'attrice longilinea, qua dalla chioma rossa e dai tratti che ricordano la Malfatti, con poca esperienza alle spalle. Croccolo sembra molto interessato a conferire un peso specifico superiore ai personaggi femminili, cosa che lo porterà ad ampliare il ruolo della moglie nel successivo Black Killer trasformandola in un'impeccabile cecchina nell'uso del winchester e dell'arco. Qua la vediamo esercitarsi in malo modo con la pistola, ma soprattutto subire una sequenza culto dal gusto kitsch in cui Monica Miguel, dicendole di non averla neppure ferita (come avrà fatto non è dato sapersi), la spoglia completamente nuda (a parte gli stivaletti) a colpi di frusta per indurla a firmare il contratto.
Tra scazzottate, sparatorie, galoppate e qualche momento comico (per fortuna pochi), Croccolo porta a termine un prodotto onesto, senz'altro non memorabile per il copione ma comunque girato e montato in modo piuttosto convincente. A dare manforte a Stella c'è il colored Ray Saunders doppiato da Ferruccio Amendola. Buono il commento sonoro offerto da Marcello Minerbi, così come la direzione delle scene d'azione.
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