Regia di Robert Siodmak vedi scheda film
Un uomo e una donna, entrambi con qualche problema (poi si capirà quali), si conoscono in un bar: decidono di passare la serata insieme a teatro, senza però presentarsi, infine si separano; lui torna a casa, trova la moglie strangolata e i poliziotti che lo considerano il principale sospettato. Situazione intrigantissima, dunque: un innocente accusato ingiustamente e impossibilitato a scagionarsi; quando alcuni testimoni riconoscono lui ma non ricordano nulla della donna, si comincia a pensare che il titolo vada preso alla lettera e che quindi ci si trovi in thriller paranormale: ma è una falsa pista. Probabilmente Hitchcock avrebbe sviluppato il tema in altro modo, seguendo le peripezie dell’uomo; qui invece dopo la prima mezz’ora diventa protagonista la devota segretaria Ella Raines, che tenta disperatamente di salvare il principale. A quel punto la storia sembra avviarsi verso binari più convenzionali, ma un’altra svolta aumenta la tensione: ci viene presentato il vero colpevole, un amico dell’accusato, che si insinua nel campo dei nostri cercando di sviare le indagini. La sceneggiatura è piena di incongruenze (che bisogno c’è di trovare proprio la donna, se altri testimoni confermano l’alibi? possibile che l’assassino conservi le prove a carico nel cassettone di camera sua? come fa il poliziotto ad arrivare in tempo senza essere stato avvisato?), ma lo svolgimento tiene sulla corda e la messa in scena è magistrale: vedere la prima sequenza, dove la macchina da presa insiste su dettagli che solo in seguito riveleranno la loro importanza (come il cappello della donna, che ha anche l’onore di essere citato nei titoli di testa). E il finale, come poi I gangsters, è persino sorridente.
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