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Fa' la cosa giusta

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su Fa' la cosa giusta

di steno79
10 stelle

"Do the right thing" è il terzo lungometraggio di Spike Lee, considerato al giorno d'oggi pressoché all'unanimità dalla critica americana uno dei capolavori del cinema USA contemporaneo e il miglior film mai realizzato sul tema dei conflitti razziali. Nel 2014, in occasione del venticinquesimo anniversario dell'uscita della pellicola, negli Stati Uniti ci sono state molte celebrazioni, a cui si sono uniti anche il presidente Barack Obama e la moglie Michelle, che videro il film in occasione del loro primo appuntamento. Obama ha descritto il film come "a powerful story" e "a mirror to our society, and it makes us laugh, and think, and challenges all of us to see ourselves in one another".

Dunque ho visto il film con grande interesse; ho dovuto vederlo per due volte consecutive per afferrarne bene le varie sfumature. Spike Lee era ancora giovane, quasi agli esordi, ma dimostra già una grande sicurezza dei propri mezzi espressivi e negli aspetti tecnici del film. La fotografia di Ernest Dickerson tende ad una saturazione cromatica di stampo iperrealista che restituisce con grande efficacia l'atmosfera soffocante del quartiere multietnico dove scoppieranno i conflitti razziali. La sceneggiatura ha una struttura polifonica ben padroneggiata, che sa dare il giusto spazio a un gran numero di personaggi senza mai perdere di vista il nodo centrale dell'intolleranza e della difficoltà di una coesistenza pacifica. A mio modesto parere, non c'è demagogia da parte del regista: Lee si sforza di restare imparziale e di esporre le motivazioni delle varie parti in causa, anche se la trama resta pur sempre filtrata dall'ottica dei personaggi di colore, il cui punto di vista coincide più volte con quello del regista/sceneggiatore. Non lo definirei ne' demagogico ne' anti-italiano: ammetto che il gesto di Mookie nel pre-finale che da' il via alla distruzione della pizzeria di Sal mi aveva lasciato piuttosto perplesso, ma il film riesce a trarre partito anche dalle note più dolenti come la morte di Radio Raheem per scuotere lo spettatore, per invitarlo alla riflessione approfondita e ragionata sul conflitto etnico, posto come problema di non facile soluzione, visto anche il ricorso finale a due citazioni di timbro opposto di Malcom X e Martin Luther King. È un film problematico, difficile, perfino contraddittorio ma credo che non abbia più senso negargli quella genialità che gli viene riconosciuta un po' dovunque e quella forza cinematografica che appartiene solo alle opere più grandi e importanti della Settima Arte.

Voto 10/10

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