Regia di Spike Lee vedi scheda film
Già nel 1986, quando uscì il suo film d'esordio "Lola Darling", Spike Lee venne notato dalla critica ed addirittura indicato come una versione nera di Woody Allen, ma fu al terzo lavoro che fece molto rumore, spazzando via l'accostamento e imponendo il proprio stile come molto personale. Personalmente ho sempre avuto un rapporto contrastato con il cinema di questo comunque talentuoso cineasta: a lungometraggi molto interessanti e vibranti intenti sia umanistici che culturalmente densi ha alternato film autocompiaciuti e impregnati di un certo snobismo. "Fà la cosa giusta" anticipa i disordini di L.A. di due anni dopo, e descrive una giornata caldissima di un quartiere della periferia di New York, ma che potrebbe essere un'altra grande città americana. C'è un'aggressività ribollente appena sotto la crosta del quadro d'insieme proposto da Lee, dal trio di sfaccendati che passano il tempo a cianciare su tre sedie, al vecchio alcoolizzato chiamato derisoriamente "Sindaco", al fattorino della pizzeria impersonato dallo stesso regista al suo datore di lavoro di origine italiana Sal e via enumerando figure e figurette che si conoscono da tempo e sembrano tollerarsi, almeno finchè un pretesto non mette in moto l'esplosione di violenza del finale. Spike Lee inietta la tensione nel film via via che il minutaggio (un pò eccessivo, un quarto d'ora in meno di chiacchiere avrebbe reso la pellicola ancor più incisiva, a mio giudizio) progredisce, e rende un fatto di cronaca grave ma relativamente circoscritto una metafora a largo spettro sulla nascita della violenza razziale, basata soprattutto sull'ignoranza e sull'indisponibilità a recepire l' "Altro" come non ostile. Nel vivace cast, da segnalare perlomeno Ossie Davis e Danny Aiello:l'uno per la disperazione che riesce a far affiorare nella tendenziale bonomia del suo personaggio, l'altro per la bravura nell'aver reso il ruolo più a chiaroscuri con abilità.
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