Regia di Edward D. Wood jr. vedi scheda film
“Jail Bait” è stato l’unico poliziesco “serio” di Ed Wood e mette a fuoco una storia, ai tempi inusuale, ancorché non originale, di un delinquente che usa il mezzo della chirurgia plastica per non farsi riconoscere dalle forze dell’ordine. Il main character è Don Gregor (Clancy Malone), un ragazzo di una famiglia bene che, a causa della cattiva amicizia col malavitoso Vic Brady (Timothy Farrell), tenterà una rapina in cui una guardia giurata sarà freddata da un colpo d’arma da fuoco. La sorella e il padre di Don (un prestigioso medico) cercheranno di tirarlo fuori dai guai; purtroppo anche loro dovranno fronteggiare le intimidazioni di Brady, il quale in cambio dell’incolumità del giovane chiederà un’operazione facciale, in modo da scampare alla madama… Nonostante ci sia una coerenza superiore rispetto alle altre opere di Wood “Jail Bait” mostra tutte le bizzarre “ordinarietà” dell’autore: recitazione paludata, al limite dell’amatoriale («I had to remodel that patient entire face, and it was strenuous and very, very complicated... Plastic surgery, at times, seems to me to be very, VERY complicated», «Honey, that's bad business, cop killing!»), musiche di flamenco insistenti (a un certo punto sfiancano) e prive di una logica che evidenzi i momenti clou, irrazionalità dispensate un po’ ovunque senza pudore alcuno (stupefacente l’intervento finale effettuato, apparentemente, in mancanza di strumenti adatti, ma il vero pezzo scult rimane il cadavere in piedi nascosto in cucina), delle scelte alquanto dubbie nell’utilizzo dell’oggettistica ornamentale (alcuni mobili sono sproporzionati allo spazio delle stanze, e a volte ci si svincola a fatica), performances così incredibilmente di legno che potresti adoperarle come asse da stiro. Wood, però, anche se con un modus farneticante e slavato, sa attecchire una suspense quasi decente, e l’epilogo grottesco, seppur non esente da smagliature evidenti, sembrerebbe inquietante ed efficace. Queste cose non rendono “Jail Bait” un noir salvabile, benché siano capaci di concedere quell’intrattenimento minimo che evita all'astante un film inguardabile.
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