Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Si comincia con le dure lotte sindacali degli anni ’30 a Cleveland (Ohio), nelle quali scioperare significa affrontare scontri fisici con una polizia asservita ai padroni. Sulla prima metà c’è poco da dire; la solita interpretazione muscolare di Stallone viene parzialmente corretta dalle simpatiche scene del suo goffo corteggiamento a Melinda Dillon. La seconda metà racconta un’altra storia, che sembra quella del personaggio di Treat Williams in C’era una volta in America: per ottenere (sacrosanti) miglioramenti delle condizioni di lavoro il nostro decide di allearsi con la mafia, ma dovrà pagare un prezzo alto in termini di credibilità. Cosicché c’è una parabola sociale ascendente (l’ascesa al vertice del sindacato nazionale camionisti, il cui acronimo dà il titolo al film) e in parallelo una parabola umana discendente: un idealista si scopre incline ai compromessi e diventa un uomo di potere, mentre l’amico di gioventù rimasto fedele a sé stesso gli fa da grillo parlante. Ma il finale scade nel più becero populismo.
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