Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Mai stato un ammiratore di Squitieri. Eppure questo "I guappi" non mi è dispiaciuto, sia per il realismo della messinscena (buona mi è sembrata la ricostruzione della Napoli umbertina), per il folclore riesumato, per la tecnica dei duelli (notevole quello alla frusta), per la recitazione degli attori e infine per il pessismismo dell'assunto - la sceneggiatura è di Ugo Pirro, insieme allo scrittore Michele Prisco e al regista - che permette di rifuggire varie moralette ed happy ending di prammatica. Certo, non si tratta del capolavoro ritrovato di cui il cinefilo è alla costante ricerca, ma insomma nemmeno del filmaccio di genere tanto in voga negli anni settanta. E poi chi l'ha detto che si debba sempre pretendere dai film un'accurata analisi sociologica? Chi voglia una cosa del genere vada a leggersi la famosa inchiesta del Franchetti e del Sonnino sul malessere del meridione d'Italia, perché I guappi è soltanto (?) uno spettacolo cinematografico. E nel suo piccolo riesce ad interessare e ad avvincere per l'ora e tre quarti della sua durata. E se Squitieri è un fascista, be' peggio per lui: questa onta non inficia il risultato del suo film. D'accordo, il finale è un po' troppo ad effetto (mai fidarsi delle piccole canaglie!), ma come diceva Joe E. Brown alla fine di "A qualcuno piace caldo", "Be', nessuno è perfetto".
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