Regia di Renzo Arbore vedi scheda film
Soggettista e sceneggiatore insieme a Luciano De Crescenzo, Renzo Arbore (anche regista) cerca di trasportare sul grande schermo i più famosi clichè dei suoi varietà televisivi, non consapevole del fatto che, trattare due cose differenti allo stesso modo, difficilmente porta a buoni risultati. Ne consegue un film grossolano e caotico, una sorta di celebrazione “dell’orgoglio meridionale” in chiave grottesca ed irriverente. La comicità è tutta nelle “perle di saggezza” scritte nei gabinetti pubblici, nel fantomatico arabo cocainomane [Luotto (André Paul Luotto)] e nei tanti luoghi comuni. Succede, così, che a ridere siano solo gli interpreti e gli addetti ai lavori, lasciando l’onere allo spettatore di sorbirsi più di 90 minuti di macchiette volgarissime e banali. A favore c’è un Proietti che lascia il segno, nonostante i pochi minuti di recitazione, mentre Benigni non riesce ad essere travolgente come suo solito ed Arbore, in versione ultra-tamarra, stanca presto. Infinito l’elenco dei cameo: Pippo Baudo (Giuseppe Baudo), Bobby Solo (Roberto Satti), Lory Del Santo (Loredana Del Santo), Gianni Minà, Claudio Villa (Claudio Pica), Nando Martellini, Maurizio Costanzo, Massimo Troisi, Domenico Modugno, Gianni Morandi de altri ancora. F.F.S.S. sta per “Federico Fellini Sud Story” e, visto il risultato, nei titoli d’apertura la produzione ha giustamente pensato di scagionare il grande regista romagnolo da ogni responsabilità. Musiche di Arbore arrangiate e dirette da Gianni Mazza.
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