Regia di Valeria Bruni Tedeschi vedi scheda film
È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco realizzare un bel film. Ne è dimostrazione la prima prova registica della Bruni Tedeschi, che mette in scena una storia ispirata alle proprie vicende familiari, al proprio complesso di colpa relativo alla ricchezza economica e, probabilmente, al proprio infantilismo. Sembra che la regista abbia qualcosa da dire, ma non abbia abbastanza da raccontare e allora, sulla scorta un po' di Woody Allen (l'ultimo, purtroppo) un po' di Nanni Moretti, racconta una storia sentimentale che non fa mai palpitare, con personaggi poco interessanti e poco credibili, sempre in bilico tra l'Italia e la Francia e con un finale quanto mai forzato, che prova a dare un senso concreto al titolo (la bara del padre ricco che non entra nel portellone dell'aereoplano). La Bruni Tedeschi attrice mi convince poco da sempre, con la sua recitazione minimalista, qui leggermente corretta in aumento, mentre quando da regista vuole inserire dei siparietti comici, il tutto risulta abbastanza patetico, come i suoi tentativi di confessare al prete (che parla italiano) i sensi di colpa per la sua condizione di ricca e di fedifraga.
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