Regia di Steno, Mario Monicelli vedi scheda film
Il testo è di quelli surreali (oggi lo chiameremmo demenziale), tipici del duo Vittorio Metz e Marcello Marchesi, pieni di battute che sembrano uscite dalla penna di Achille Campanile o dai vaudeville dei fratelli Marx: «Compagno, accompagnatemi!» «Ma io mi chiamo Giuseppe!» «Allora aggiuseppatemi!». È divertente per una quarantina di minuti, i primi, mentre poi la frenesia del pur bravissimo Tino Scotti, nella parte del Cavalier Ghe Pensi Mi («Ghe è il nome, Pensi il cognome e Mi la targa!») comincia a girare a vuoto a e stancare lo spettatore. L'insieme è comunque simpatico, accomunabile ai primi film di Macario e a qualche operetta minore di Totò, con attori di supporto (i cosiddetti caratteristi) piuttosto bravi, come Enrico Viarisio, nella parte di un ministro sordo, donnaiolo e un po' rimbambito, Enzo Biliotti nei panni dell'alto commissario per la ricostruzione (un ruolo che reciterà quasi uguale in qualità di provveditore in Totò cerca casa), Galeazzo Benti e Silvana Pampanini.
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