Regia di Reginald Le Borg vedi scheda film
Un magnifico horror tratto da "Le Horla" di Guy De Maupassant, interpretato da un Vincent Price immenso come sempre. Da riscoprire.
L'inizio degli anni Sessanta fu per il genere horror un periodo d'oro: basti pensare alle produzioni della "Hammer" e alla serie di film girati da Roger Corman ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe.
Dietro questi affascinanti film c'erano molto spesso dei testi letterari, come le opere del già citato Poe, di Bram Stoker, Lovecraft e Guy De Maupassant, la cui opera "Le Horla" è alla base di questo splendido film.
Una misteriosa entità (di cui si sente solo la voce) si impossessa del corpo del giudice Simon Cordier (Vincent Price), annullando la sua volontà e costringendolo a compiere azioni a dir poco riprovevoli. Per liberarsene Cordier sarà costretto ad un gesto estremo e disperato.
"Horla, diario segreto di un pazzo" è sicuramente un capolavoro all'interno del suo genere, per svariate motivazioni. Reginald Le Borg, regista misconosciuto, qui dirige in maniera impeccabile, raccontando l'intera vicenda attraverso un lungo flashback, un po' alla maniera dei noir, e sfruttando al meglio il fascino delle ambientazioni e delle scenografie.
Una profonda inquietudine attraversa tutto il film, grazie anche alla bella intuizione di non mostrare mai "l'entità" e di farne sentire soltanto la voce. Conseguentemente un senso di totale impotenza pervade l'animo dello spettatore, nel vedere il protagonista soggiogato ineluttabilmente da questo "essere" mefistofelico che se ne serve per i suoi mostruosi scopi. Cordier non è pazzo, anche se molti alla fine accetteranno quest'ipotesi, non ammettendo l'esistenza di questa entità.
Ma la vera carta vincente del film è costituita senza ombra di dubbio da Vincent Price. Un attore straordinario, istrionico e magnetico come pochi altri; divenne un'icona del cinema horror di quegli anni, ma grazie al suo talento era in grado di ricoprire i ruoli più disparati.
In questo film dà una superba interpretazione, rendendo in maniera splendidamente inquietante la doppiezza del suo personaggio: da uomo integerrimo e bonario si trasforma di colpo, quando gli si illuminano gli occhi di verde, nel più spietato degli assassini, assumendo uno sguardo fisso e gelido.
Spiazzante la sequenza in cui scopre che sotto il volto della statua che ha realizzato c'è la testa della sua vittima. Ma è notevole anche il confronto finale tra Price e "l'essere", nel quale l'incendio appiccato da Cordier distruggerà l'Horla e, suo malgrado, anche lui.
A esaltare maggiormente le qualità del film è poi la stupenda fotografia in Technicolor di Ellis W. Carter.
Una curiosità: il film non fu prodotto, come si potrebbe erroneamente pensare, dalla Hammer, ma da Edward Small per la "Admiral Pictures" di Robert E. Kent.
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