Regia di Rod Daniel vedi scheda film
Quarto episodio della saga “Home alone”, conosciuta in Italia con il nome di “Mamma, ho perso l’aereo”. Non è un reboot né un remake, ma tenta di essere un sequel alternativo dei film con l’inimitabile Macaulay Culkin.
Nulla di che in realtà. Un’opera televisiva che annaspa affogando nella sua stessa banalità. Offre un modesto intrattenimento e pur proponendo qualche variante sul tema del bambino che si ritrova da solo a dover difendere la casa da dei malfattori, finisce come al solito con l’esaltare i valori della famiglia. Solo che stavolta c’è una separazione di mezzo con tanto di futura matrigna ricca e all’apparenza molto generosa, dolce e comprensiva, che cerca di conquistare l’affetto del piccolo Kevin.
Il copione ha una struttura molto debole ed elementare. Dialoghi poco efficaci, trama scorrevole ma dai risvolti prevedibili e sequenze neanche tanto divertenti. Si è persa ogni genialità ormai, tutto risulta sbiadito e poco ispirato. La messa in scena è scarsamente accattivante e nel nostro paese anche penalizzata dal pessimo doppiatore di Mike Weinberg, il bambino protagonista.
Il cast arranca e non convince molto. Soprattutto i cattivi appaiono stupidi, ridicoli e sopra le righe per via di attoruncoli inadeguati, che si cimentano in delle interpretazioni eccessivamente cartoonesche.
Bravo e simpatico soltanto Erick Avari nei panni di un maggiordomo un po’ burbero ma sagace.
Il finale è così scontato nell’ostentazione dei buoni sentimenti, con Peter McCallister che sente di colpo la necessità di ritornare dalla moglie, da fare cadere le braccia.
Un quarto capitolo in definitiva sciatto e superfluo. Davvero non c’era nessuna necessità di realizzarlo.
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