Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Film amniotico, certamente, film di morte e di rinascita e poi ancora di morte. Come se le casupole colorate sospese sull'acqua, in un mondo di mezzo, fossero celle di purgatori, dove ognuno dei presenti debba espiare una colpa, più o meno grande. In mezzo a questo, una dea, muta, bellissima, traghettatrice di erotismo, di amore e di morte. Film silenzioso, evviva, tutto legato alle immagini, molto simbolico e che quindi lascia a ognuno di noi un'idea di quello che si è visto. Un gioco di ami, al limite del fetish, rapporti carnali, sguardi e pesci dolorosi e sanguinanti. Raramente su quel lago, arriva la realtà, e quando succede, la dea/demone spinge il protagonista via, dentro uno Stige di sogni e di nebbie. Opera cruda, nuda, sanguinosa ma anche tenerissima, dove ogni inquadratura è ricercata e forte, quasi lasciando prevalere l'estetica su tutto il resto. La durata dell'ora e mezza, aiuta, visto che tirarla per le lunghe, sarebbe stato probabilmente mortale per il film. Così è un poemetto sull'amore e sulla morte, che rasenta la perfezione. Da discutere l'ultima immagine del film.
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