Regia di Vadim Perelman vedi scheda film
Vadim Perelman, regista e sceneggiatore alla sua opera prima, conosce per esperienza diretta cosa significhi essere un immigrato, un rifugiato, perdere una casa, una lingua e ritrovarsi nel sottosuolo della società. Mancata integrazione suona come disintegrazione, deriva, stallo, disperazione, rabbia. Sentimenti, stati di coscienza che i suoi due personaggi, Kathy e Massoud Amir, conoscono tanto bene da perdere continuamente il controllo precario di sé. Kathy, che ha il volto bellissimo e lo strazio degli occhi di Jennifer Connelly, è una donna smarrita e segnata dalla ripetizione di minicatastrofi quotidiane. Per lei, come per tanti altri, l’America è il paese delle opportunità inesistenti. Massoud Amir, un eccezionale Ben Kingsley, è un ex colonnello dell’aviazione iraniana, arrivato negli Stati Uniti con la moglie e il figlio. Per lui “l’american dream” è uno slogan, un progetto irrealizzabile. Le loro esistenze hanno fondamenta di sabbia e sono smarrite nella nebbia, hanno molto in comune con la casa sequestrata a Kathy per un errore burocratico e comprata all’asta da Massoud e per la quale si affronteranno in un crescendo di dolore e sofferenza, inconsueto nella monotonia scialba del cinema hollywoodiano contemporaneo. Il regista dirige un arrovellato, triste e contagioso film d’attori, di sensazioni, di ustioni del cuore. La macchina da presa ci inabissa dentro un mondo di impotenza e di culture stridenti. Valorizza i granelli della recitazione, dell’intreccio, dei silenzi.
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