Regia di Vadim Perelman vedi scheda film
La casa di sabbia e nebbia del titolo - lezioso e pretenziosamente lirico, ma comunque tra i pochissimi nei del film - è poco più di un bungalow sito su una collina californiana. Per anni ci ha vissuto Kathy (una Connelly che, anche dimessa, riesce a essere di una bellezza quasi oltraggiosa), disadattata con un passato da alcolista e un presente grigio, che viene sfrattata per un errore burocratico sicché la sua abitazione viene messa all'asta. La acquista, ad un prezzo stracciato, un colonnello iraniano (Kingsley) immigrato in America insieme alla famiglia. L'uomo spera di far lievitare il prezzo della casa per poi rivenderla e guadagnarci qualcosa. Disperata, Kathy ricorre prima a un avvocato (Edner) quindi a un vicesceriffo (Eldard) che ci innamora di lei ma combina un pasticcio: a causa sua il figlio del colonnello viene ucciso e il colonnello, dopo avere salvato la stessa Kathy da un duplice tentativo di suicidio, commette lui stesso un omicidio-suicidio in cui coinvolge la moglie (Aghdashloo). Quella casa non andrà a nessuno.
Amarissimo apologo sulla fine del sogno americano, tratto dal best seller di Andre Dubus III, che mette a confronto due diverse forme di emarginazione. L'esordiente Perelman, di origini ucraino-canadesi, dirige con mano felicissima un film struggente, quasi mai retorico, a tratti ellittico (perché Kathy si è ridotta in quelle condizioni? Perché il colonnello ha per lungo tempo un tenore di vita superiore alle sue possibilità?) affidato a due attori di immensa bravura e a un nugolo di comprimari altrettanto capaci e ben diretti e in cui la casa è una metafora senza veli della ricerca di un posto nel mondo. Un'opera prima memorabile, a contenuti forti, contagiosa e toccante, con personaggi magnifici nella loro complessità.
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