Regia di Rick Bota vedi scheda film
Curioso gioco citazionista e -quasi- meta cinematografico questo ottavo capitolo di Hellraiser che, disattendendo le scarse aspettative, risulta sorprendentemente originale. Sorvolando sulla prima mezz'ora, rimane il migliore della trilogia diretta da Rick Bota.
Alcuni giovani appassionati della saga di Hellraiser partecipano a un gioco online: l'apertura (virtuale) del box denominato Configurazione del lamento permette loro di essere ammessi a Hellworld, una speciale celebrazione tenuta nella Leviathan house, costruzione edile del 1809, opera del criptico LeMerchand. L'ospite (Lance Henriksen) introduce i ragazzi nei sotterranei, pieni di cimeli e oggetti legati all'Universo di Pinhead e racconta loro di come, in origine, la struttura -teatro di sanguinarie tragedie- fosse nata come un convento, poi mutato in manicomio. Qualcosa accomuna i partecipanti che, nel corso del party, hanno inquietanti visioni: sono amici di Adam, un ragazzo morto suicida dopo essere rimasto coinvolto da loro nel gioco online di Hellworld.
Di nuovo la Dimension films affida a Rick Bota la direzione (l'ultima) di un sequel di Hellraiser, in arrivo dopo Hellseeker e Deader. La produzione avviene contestualmente al precedente capitolo, con investimento di capitali in Romania. Per una mezz'ora abbondante la sensazione è quella di un mediocre teen horror, speculativo e privo di stile. Poi la sceneggiatura riesce a rendere più interessante le riprese, di certo effetto, senza tralasciare momenti splatter (non eccezionali ma efficaci) e situazioni gotiche (l'antro sotterraneo con feti chiusi in teche di vetro).
Pure Lance Henriksen, la cui presenza da lungo tempo è solitamente garanzia di film mediocre, qui appare più convincente e decisamente adatto al ruolo. Inoltre Pinhead e gli altri Cenobiti non sono calati nel contesto in maniera aleatoria ma sono funzionali e anzi essenziali al soggetto.
Ma la carta vincente gli sceneggiatori di questo Hellworld la calano negli ultimi quindici minuti, riuscendo a sorprendere grazie a un twist narrativo che riporta tutto alla dimensione "realistica" e -per certi aspetti- più spaventosa. Per evitare di guastare il piacere a chi volesse prenderne visione, dato che rimane un film autoconclusivo e slegato dai precedenti, è preferibile non aggiungere una parola di più.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta