Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Un uomo ossessionato dal momento della nascita - che probabilmente considera l'origine di tutte le sofferenze - abbandonato dalla moglie proprio per il rifiuto di darle un figlio, ma anche imbevuto della mentalità maschilista tipica del Giappone tradizionale, sequestra in un appartamento vuoto una giovane dipendente del grande magazzino di cui è direttore, per educarla, a suon di frustate, a diventare la sua fedele cagna.
Il cinema dev'essere anche a beneficio dello spettatore e questo l'esordiente Wakamatsu, seguace del Verbo godardiano e resnaisiano, sembra dimenticarlo, infliggendo al malcapitato sadiche frustate di Nouvelle Vague oltranzista. La durata contenuta fa sì che l'apologo sia tutto sommato digeribile, anche se, a parer mio, l'erotismo che richiama il connazionale Oshima (autore, anni dopo, dell'insopportabile Ecco l'impero dei sensi) mal si coniuga con i modi del cinema d'autore francese degli anni '60.
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