Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
"Perisca il giorno in cui nacqui! Perché non sono morto nell'utero? Perché non sono spirato appena uscito dal grembo?" (Giobbe, Sacra Bibbia).
Titoli di testa sovraimpressi a feti. Stacco: pioggia e vento e due corpi che amoreggiano in auto immersi in una fotografia buia e cupa dalle tinte grigio-verdi. Ecco come Wakamatsu catapulta lo spettatore in un'atmosfera orrorifica in cui il senso di morte e di alienazione si fa subito opprimente. Poi i due amanti si recano nell'appartamento di lui, Marukido, ed è lì che il delirio sadico-visionario prende forma. Per Marukido è il ritorno ad un nuovo utero materno, isola di salvezza da un mondo (per lui) brutale, dove egli può nuovamente essere libero e "ritrovare" il proprio deviato Sè. Per la donna è solo l'inizio di un incubo psico-fisico fatto di segregazione, privazioni e torture.
"Tutti fanno e allevano figli, ma io non voglio. - afferma Marukido - Per questo mi sono fatto operare, per on avere figli. Il tepore del ventre materno è una vera beatitudine, il paradiso. Ma non c'è solo quello, sarebbe bello che finisse tutto lì. Quando il bambino nasce, passa dal ventre della madre a questo mondo, da un mondo felice a questo inferno, questa valle di lacrime. Attraversa un passaggio scuro e stretto verso questo mondo pieno di ferite e di sangue. E' un inferno, è il vero dolore dell'inferno."
Flashback ipercontrastati e luminosi che tagliano il buio grigio-verdastro di un presente orribilmente sadico. La mdp si dimena e poi si placa improvvisamente come a seguire l'altalena schizofrenica di un uomo la cui mente non riesce a vivere in maniera naturale i suoi rapporti con le donne. Per lui sono solo cagne da ammaestrare ed indirizzare sulla "retta via" .
"Per me, la violenza, il corpo e il sesso sono parte integrante della vita" (K. Wakamatsu)
8
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta