Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Sulla terrazza di un grattacielo, una ragazza viene stuprata dal branco. Solo un ragazzo non partecipa alla violenza di gruppo, anche se si limita a guardare. A lui la ragazza chiede di ucciderla. Il giovane si rifiuta, ma non perché sia incapace di uccidere.
Di vendetta in vendetta, non si può che giungere ad un finale tragico.
Una parabola che si basa sul binomio inscindibile eros e thanatos, o, meglio ancora, sull'identificazione tra sesso violento ed omicidio. Più volte viene utilizzato il verbo uccidere per indicare indifferentemente l'atto sessuale e quello di ammazzare. E il coltellaccio del protagonista penetra nelle carni delle sue vittime come l'organo sessuale maschile s'introduce in quello femminile.
La metafora non era nuova, ma è enunciata con un linguaggio sgangherato, basato sull'estetica della Nouvelle Vague, che alterna bianco e nero e colore e non rifugge dal mostrare scene che sembrano anticipare lo splatter dell'horror contemporaneo. Per di più, Wakamatsu si autocita e infatti Su su per la seconda volta vergine sembra un'appendice del suo precedente film Angeli violati (1967), ma non è gran cosa.
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Sono veramente in disaccordo.Lo considero il capolavoro di Wakamatsu,un regista meraviglioso.Ma l'opinione è interessante e ben scritta al punto che il giudizio passa in secondo piano! ;)
GIANLUCA
È un autore che mi appassiona poco in generale e che, secondo me, propone ripetitivamente le stesse tematiche. Direi che ha un suo piglio autoriale che lo rende comunque significativo, ma i pochi film suoi che ho visto non me l'hanno fatto amare. Ciao :)
Senza dubbio è un autore complesso,che effettivamente può risultare poco appassionante. ;)
Ciao sasso67. Non condivido la tua opinione, per me questo film è un capolavoro - colonna sonora compresa! Mi sono ritrovato perfettamente invece nel giudizio di OGM. Ovviamente tutto è opinabile e apprezzo sempre le tue recensioni, che mi trovino d'accordo o meno. Un saluto!
Un saluto anche a te e grazie per l'attenzione e per l'educato dissenso.
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