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Chiamate 6969: taxi per signora

Regia di Alan W. Cools (Mario Bianchi) vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Chiamate 6969: taxi per signora

di moonlightrosso
2 stelle

Oggi la saga di Harry Potter, ieri la saga del trio delle meraviglie Simeone-Bianchi Petrini

Il sodalizio tra il produttore Candido Simeone, il regista Mario Bianchi e lo sceneggiatore Luigi Petrini aveva dato vita nei primi anni ottanta a una paccottiglia di "capolavori dell'infimo" caratterizzati dalla copresenza di hardisti nostrani come Manlio Cersosimo (in arte Mark Shanon con una enne sola) e Marina Frajese (non ancora divenuta Lotar) e di caratteristi formatisi nel glorioso avanspettacolo e proseguiti successivamente nella rivista, nel teatro leggero e soprattutto nel cinema popolare.

I films si presentavano come delle innocue commediacce erotiche di serie Z corroborate da nudi femminili per lo più a mezzo busto, da qualche amplesso simulato e da un po' di volgarità fine a se stessa.

Ottenuti senza troppi patemi i necessari visti censura, i films venivano distribuiti nei circuiti "a luci rosse" nella loro versione non autorizzata. Gli attori hard, senza far ricorso a controfigure, assicuravano le scene esplicite, che venivano realizzate con rimasugli di pellicola (anche scaduta) e montate alla bell'e meglio in sostituzione degli strampalati segmenti narrativi e delle imbarazzanti gags delle versioni ufficiali. Ciò sino all'intervento censoreo dei vari pretori d'assalto, questori e sostituti procuratori a conduzione di una loro personalissima crociata contro la pornografia. Codesti arcigni e occhialuti omarini, arrogatisi a depositari della morale pubblica e castigatori dei mali costumi, andavano infatti a sequestrare le pellicole non già e non più per violazione di quel "comune senso del pudore" ormai divenuto principio obsoleto e abusato bensì per aver integrato, con operazioni del genere, nientepopodimenochè il reato di falso ideologico!!

Il film in esame ci propone la storia di un tassinaro (interpretato dal più "attore" dei nostri primi hardisti Manlio Cersosimo) che per raggranellar quattrini in vista del futuro matrimonio con la bella Marcellina (Marcella Petrelli), accetta di prostituirsi con procaci signore dell'alta borghesia. Nel frattempo un duo di scalcinati ricattatori, al soldo di una fantomatica quanto ridicola organizzazione, tenta maldestramente di estorcere tangenti al nostro fascinoso autista di piazza, escogitando tranelli talmente pietosi da far cadere le braccia.

Nonostante il desolante squallore e il pauperismo assoluto della messa in scena, il buon Mario Bianchi, regista votatosi al porno più per la necessità di pagare le bollette che per reale convinzione, dispone comunque di quel mestiere sufficiente a render la vicenda quanto meno colpevolmente guardabile, il tutto con la consapevolezza e la modestia di chi, per dirla con lo stesso Bianchi, "con pizza e fichi" non possa certo tirar fuori "Ben Hur".

Con una pazienza a dir poco certosina, il Bianchi rende possibile a gente come Cersosimo, che solitamente non va mai al di là di espressioni imbambolate quando non è impegnato in coiti o cunnilingui di sorta, scambiar battute, senza peraltro mai completamente sfigurare, con caratteristi caduti in disgrazia ma dal passato importante e dei quali mi piace, non si sa per quale oscuro tarlo masochista evidentemente scatenatomi dal Bianchi, godere delle loro interpretazioni perennemente in bilico tra il penoso, il patetico e il deprimente. Enzo Andronico e Nino Terzo sono i due improbabili ricattatori autonominatisi "Il Gatto e la Volpe". L'abituale comprimario dei films di Franco e Ciccio, fulcianamente definito come un loro "elettrodomestico" e l'indimenticato baffone dall'inconfondibile "parlata aspirata", entrambi agghindati alla "Chicago Anni Trenta" a diretta ispirazione dei "The Blues Brothers", si ricordano in questa sede per la loro goffaggine, per i tempi comici sbagliati e per un'imitazione decisamente trash di John Belushi da parte di Terzo fatta di continui "Oh Yes" e "All right", pronunciati completamente a sproposito. La voce fuori campo del capo dei mafiosi ben stigmatizza i caratteri dei nostri due imbranati criminali, quando rammenta loro di non poter mai diventare due pezzi da novanta ma al massimo due pezzi di merda. Falliti come banditi e dopo aver farneticato un futuro nella fisica nucleare (sic!), saranno trasformati, in un finale di raro delirio, in pupazzi da tiro a segno, a sollazzo dello stesso capo dell'organizzazione e del suo nipote ritardato. Vere e proprie ciliegine sulla torta, le apparizioni di spalle dello stesso Mario Bianchi sempre a bordo di una scalcinata motoretta, nei panni di un improbabile agente della "Digos" (sic!), che provvede a multare i nostri due disgraziati nei luoghi più impensati e assurdi (persino in garage!!!), per fantomatiche violazioni del codice della strada!!! (vedere per credere!!).

Aldo Ralli, nei panni del capo "uranista" della cooperativa di tassisti e perdutamente innamorato "ca va sans dire" del bel Cersosimo, colora il suo personaggio sessualmente "alternativo" usando e abusando come intercalare un allucinante quanto sublime "trullallero trullallà", nonchè proferendo battute agghiaccianti del calibro di "Pronto casa Quaglia? No risponde Rondine! Scusate ho sbagliato uccello!", oppure "Dimmi dimmi sono tutt'un orecchione, ops volevo dire tutt'orecchi" e altre amenità del genere.

Sul versante femminile, seguiamo con interesse alcune pioniere dell'hard tricolore come Guja Lauri Filzi (di cui apprendo con dispiacere la sua dipartita) e l'olandese Pauline Teutscher ma soprattutto una Marina Frajese in forma accettabile, in grado di offrirci matronali nudi integrali e non ancora inguainata in quei corpetti ultracontenitivi a nascondere un fisico sfatto e debordante che caratterizzeranno le sue squallide performances degli anni a venire.

A completamento del ginecèo merita una menzione la peperina Marcella Petrelli nei panni della fidanzata del Cersosimo. Borghesuccia non insensibile al fascino decisamente maschio del "Tom Selleck denoartri", ambienta la sua partecipazione (rigorosamente non hard) in quel di Bolsena, dove viene spesso inquadrata l'insegna di un mitico "Vapoforno" presente anche nelle altre opere di questa sgangherata saga simeoniana. Attricetta usa a frequentar buona parte dell'hard nostrano dei primordi, pur non avendo mai ceduto a scene esplicite, o almeno così sembra, la ricordo anche per una breve esperienza come corista, unitamente alla mulatta Melissa Chimenti (la bianca e la nera) nel trio canoro "Gepy and Gepy", fondato dal pingue e compianto cantautore e paroliere Giampiero Scalamogna, impostosi nel panorama musicale di quel periodo come versione ultratrash di Barry White.

Per il resto, un copione a dir poco lacunoso viene riempito con numerose panoramiche dei monumenti e dei maggiori siti capitolini, realizzate in modo dilettantesco con macchina a mano traballante e fotografate con salti di luce.

Curiosa la virata "femminista" del finale, a richiamo degli esordi "pseudoimpegnati" del Petrini, all'epoca del sodalizio pannacciano. Colonna sonora di riciclo firmata da Ubaldo Continiello dove svetta il brano easy listening ripreso da "Malizia Erotica" e iperabusato in quasi tutto l'hard nostrano della prima ora.

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