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Immacolata e Concetta - L'altra gelosia

Regia di Salvatore Piscicelli vedi scheda film

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La recensione su Immacolata e Concetta - L'altra gelosia

di mm40
4 stelle

Immacolata e Concetta si conoscono in carcere e, una volta uscite, vanno a convivere, suscitando scalpore e sdegno da parte dei conoscenti e dei vicini. Siamo nell'entroterra napoletano e le voci circolano rapide; quando un uomo - già aguzzino di Immacolata da tempo - si introduce nella coppia, si scatena la tragedia.

 

L'esordio nel cinema di fiction per Salvatore Piscicelli è questa pellicola all'epoca discussa e perfino premiata (a Locarno il film, ai Nastri d'argento Ida Di Benedetto), poi improvvisamente passata nel dimenticatoio. Forse perchè troppo avanti per i tempi, viene da pensare: parlare - e in Italia! - di omosessualità femminile nel 1979 era di certo azzardato, una scommessa con il pubblico e soprattutto con i distributori, eppure di per sè il lavoro funzionò e funziona tuttora. La difficoltà a essere recepito lo ha però penalizzato in termini di diffusione, specie a causa dell'ambientazione tanto 'spigolosa', nelle fasce basse del napoletano, con conseguenti, evidenti denunce alla chiusura mentale del luogo e della gente che vi risiede. Nulla di tanto distante dalla mentalità media dell'italiano di quegli anni, a ogni modo: infatti non è per nulla difficile leggere la storia di Immacolata e Concetta come una parabola valida ovunque e in ogni tempo sulla solitudine della donna nell'impossibilità di comunicare i suoi timori, le sue preoccupazioni, idiosincrasie e ansie all'altra metà del mondo, quella maschile. Opera insomma coraggiosa, ma anche - volutamente o meno - limitata nei mezzi (non nella portata del messaggio, come si è detto), con momenti recitati in dialetto partenopeo, di non immediata comprensione per tutti, una struttura narrativa abbastanza piatta e qualche caduta nel patetico francamente evitabile. Sceneggiatura firmata dal regista e dalla compagna Carla Apuzzo; il triangolo centrale di interpreti è formato, oltre che dalla citata Di Benedetto, da Marcella Michelangeli e Tommaso Bianco. 4,5/10.

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