Regia di Jean Genet vedi scheda film
Esordio al cinema di Jean Genet che erige un’allegoria uraniana dell’amore quale sublimazione ed effeminizzazione sempre mancata delle pulsioni carnali, primeve del corpo maschile, qui esposto in una sconcertante ed infantile purezza erotica: membri e bicipiti, villosità e masturbazione, sudore e testosterone. Il desiderio frustrato dei due detenuti amanti s’inturgidisce al passo dell’osservazione compiacente e sadica di un vigilante. La temperatura s’innalza e l’orgasmo precipita nella visione astratta, estetizzante del ricordo. Cocente.
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