Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Una ragazza di buona famiglia viene ammessa come postulante in una comunità di suore che si occupa della redenzione di ex carcerate; è zelante ma orgogliosa, un tantino esaltata (prendersela con un gatto nero perché incarna il demonio, ma via) e ha poco rispetto per le regole. Trascurando gli altri suoi doveri, si prende a cuore il caso difficile di una ladra che è stata appena scarcerata e che in realtà si è rifugiata in convento solo per sparire dalla circolazione dopo aver ucciso l’uomo che l’aveva tradita. Il primo film di Bresson mette subito le carte in tavola: il peccato e la grazia si fronteggiano in un corpo a corpo senza vie di scampo, incarnandosi in due donne che vivono due storie parallele di redenzione, ognuna eliminando le scorie della propria anima fino alla completa purificazione. E c’è l’accortezza di evitare manicheismi: nessuna è totalmente santa né totalmente dannata (la “buona” ha un carattere aspro al di là della sua apparente docilità, la “cattiva” era stata condannata ingiustamente). Peccato per il finale, un po’ troppo didascalico.
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