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La conversa di Belfort

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su La conversa di Belfort

di alan smithee
8 stelle

locandina

La conversa di Belfort (1943): locandina

Orgoglio contro devozione.

Anna Maria, una giovane di buona famiglia, ossequiosa e fervidamente credente, ma anche animata da un orgoglio ed una autostima non comuni, decide, nonostante il parere contrario dei genitori, di entrare in un convento, le cui suore si adoperano per il recupero delle carcerate, soprattutto una volta che costoro lasciano la prigione.

L'impegno della giovane novizia si concentra sul recupero di quella che comunemente viene considerata la detenuta più problematica, ovvero la ombrosa Teresa, destinata ad essere rilasciata di li a poco.

Ma Teresa rifiuta con disprezzo l'aiuto offertole dalla suora, che si vede costretta a lasciarla al suo destino.

Poco tempo dopo Teresa bussa al convendo e chiede asilo, e da quel momento per Anna maria si compie un segno riguardo al fatto che la sua opera di redenzione deve in qualche modo aver lasciato un segno.

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In realtà i motivi per cui la ex detenuta è entrata in convento sono ben altri, e l'opera indefessa di redenzione della suorina nei confronti dell'ex galeotta, finisce per far si che la prima si inimichi buona parte delle sue sorelle, al punto da venir cacciata dal convento.

Più in seguito si scoprirà che l'ex suora è solita entrare furtivamente all'imbrunire nel giardino del convento, per pregare e ritrovare quell'atmosfera di raccoglimento che ora il suo ritorno alla vita civile le impedisce. Un comportamento che metterà a repentaglio il suo già cagionevole stato di salute, fino ad essere scoperta nel momento di un malore che la porterà a morire dinanzi alla sua protetta, convincendola in extremis a confessare le ragioni della sua colpa rimaste segrete all'interno del convento.

L'esordio nel lungometraggio per Robert Bresson avviene con una accorata vicenda dalla presa emotiva ancora molto forte, e rappresenta uno dei rari casi (assieme a Perfidia) in cui il celebre cineasta si avvale di soli attori professionisti.

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Molto brave ed antitetiche le due attrici protagoniste, ovvero Renée Faure nei panni della novizia Anna Maria, e Jany Holt in quelli di Teresa.

L'ossessione del film, ed anche il suo punto di forza, è proprio l'antitesi tra orgoglio ed obbedienza, tra l'iniziativa motivatrice che anima l'aspirante suora e la accorata devozione, che tuttavia non è sufficiente a far desistere la giovane monaca dalla sua missione, guidata più da un istinto quasi egoistico di mettersi alla prova, che da un sentimento di altruismo genuino.

E in questa antitesi frustrante, in cui peraltro si inquadra perfettamente l'incongruenza di certi atteggiamenti di fede che hanno contraddistinto la storia della chiesa e di molte religioni, si dispiega la grandezza di un autore che scava nell'intimo del singolo, per tratteggiare comportamenti ed attitudini che appartengono ad intere civiltà e popoli.  

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