Regia di José Luis Merino vedi scheda film
Una coppia di amanti alla Bonnie e Clyde s'inventa come derubare criminali dal soldo facile e poi riscuoterne pure la taglia. Tutto fila bene fino a quando s'incontrano con Joe Saxon che non avrà pietà per la donna, Gladys. George, innamorato veramente della ragazza, giura vendetta, ma sul suo cammino arriva pure Robert, ovvero il mitico Per Lee Lawrence. Nella prima metà entra in scena poche volte, e in modo molto sfuggevole, come se fosse una presenza non di questa terra. Quando i due, per cammini diversi, si ritrovano a scontrarsi con lo stesso uomo, il bandito oppiomane Ross Steward, dopo aver ammazzato Saxon, si troverano immersi in un altro West, quello di matrice indiana. Accampamento indiano come comunità hippy, una rilettura facile a quell'epoca ma pur sempre affascinante, con droghe, riti propriziatori, un look che non è nè indio nè hippy, ma una via di mezzo stilosa che ricorda il gruppo di maldidos di Ringo Starr in "Blindman". Un film quindi, quello di Merino, che affonda le radici nello SW più classico, rispolverando il tema di due hombres che cercano un unico uomo e che poi si dovranno scontrare in duello, ma ricerca anche originali moduli narrativi, primo tra tutti l'accampamento indio con tutta l'iconografia e l'immaginario trascendentale che ne deriva. La violenza è poca, ma la narrazione è spietata. Una carrellata di brutti ceffi tutti mossi dalla sete di denaro. Solo il bel Peter Lee Lawrence fa tutto questo per vendetta, una vendetta che gli arriverà facile, visto che il duello tra lui e George sarà viziato dalla volontà di quest'ultimo di raggiungere Gladys. Anche perchè Robert è il fratello di Gladys, e non sente nient'altro che la sete di vendetta, pur intuendo che George amava davvero la sorella. Poesia dei disperati loser del western che amiamo di più.
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