Regia di Karel Reisz vedi scheda film
Se non ci fossero stati i titoli di testa ad informarci che questo film è stato diretto da Karel Reisz, probabilmente non ce ne saremmo nemmeno accorti. Durante la visione di questo giallo contorto e macchinoso, infatti, è molto difficile riconoscere la mano dell’autore di opere fondamentali del Free Cinema inglese come “Morgan matto da legare” (1966) e “Sabato sera, domenica mattina” (1960). C’è da dire, però, che se il risultato finale è così scarso e modesto, forse la colpa non è tutta del regista britannico. La sceneggiatura di Arthur Miller, infatti, inanella una serie di colpi di scena che anziché avvincere non fanno altro che rendere l’intreccio confuso e farraginoso, con la conseguenza che la storia procede a fatica e l’indagine poliziesca non appassiona mai. Come se ciò non bastasse, i cliché del genere vengono rispettati tutti, dal primo all’ultimo, compreso quello del detective privato dal carattere solitario e in lotta contro il mondo intero che si invaghisce della donna che lo ha ingaggiato per dimostrare l’innocenza di un ragazzo condannato a venticinque anni di carcere per un omicidio che non ha commesso. E’ tutto scontato e prevedibile, in questo film, e neanche i due bravi protagonisti, Nick Nolte e Debra Winger, possono riuscire nel miracolo di rendere interessante e credibile un giallo scritto male e diretto anonimamente da un regista dal passato glorioso come Karel Reisz.
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