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Biancaneve & Co.

Regia di Alan Romano (Mario Bianchi) vedi scheda film

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La recensione su Biancaneve & Co.

di mm40
2 stelle

Che sfacelo. Peggio di così si è raramente visto. Ma, ahinoi, questi sono gli anni '80: e ricordiamoli così, che ci serva da ammonimento. Realizzare una parodia in chiave erotica della fiaba di Biancaneve, con una protagonista costantemente seminuda che si fa ingroppare da chiunque incontri sul suo cammino: ecco l'idea 'geniale' da cui nasce questa becera commediaccia. Il linguaggio è da bettola malfamata, di una trivialità che rende quasi increduli; le scene porcellone non si lesinano, con copiosità di dettagli morbosi quanto inutili; la trama non esiste e quel poco che si capisce è un cumulo di banalità ed oscenità prive di nesso logico (es.: la regina è un trans inconfesso che non fa sesso da 18 anni, eppure insiste ogni giorno con il suo specchio per sentirsi dire che è una gran maialona: ma come?). Un vero disastro, non solo trash, ma pure oggettivamente brutto. Genera perplessità (e preoccupazione) anche la piuttosto nutrita lista di volti che si prestano a questo prodottaccio a basso budget (il che fa dubitare dell'attrattiva economica); in ordine sparso: Gianfranco D'Angelo, Tiberio Murgia, Martufello, Oreste Lionello, Michela Miti, Gianni Magni dei Gufi, Aldo Ralli, Enzo Garinei, Franco Bracardi; unica presenza realmente azzeccata - nel suo totale nonsense - è quella di Mireno Scali, sosia di Benigni, nei panni del principe azzurro. E c'è pure la voce fuoricampo di Giorgio Porcaro, che narra le disavventure suinesche della protagonista con l'accento dell'originale terrunciello (un ingaggio moralmente e probabilmente anche economicamente miserabile, nello stesso istante in cui Abatantuono riscuoteva successi e firmava contratti milionari con lo stesso personaggio). La volgarità trionfa in un modo talmente gratuito da lasciare sbalorditi anche i più accaniti aficionados del genere erotico-demenziale, trascendendo di slancio il confine fra ignoranza e sublime, per precipitare di gran carriera nello squallore più ignobile. A tale proposito è doveroso ricordare gli autori del copione-misfatto: Nino Marino e Luigi Petrini; dietro la macchina da presa troviamo invece Alan Romano/Mario Bianchi, autore fino a quel momento di lavorucci di grana grossa (spaghetti western, poliziotteschi) e futuro regista di titoli di questa risma: Marina, una bestia in calore; Le calde labbra di Valery e Jessica; Ho scopato un'aliena; Mandingo superstar; Una famiglia per pene; Francesca: sinfonia anale; La puttana dello spazio; Cavalla per stalloni doc; ma soprattutto, dulcis in fundo, del rinomato Cicciolina e Moana ai Mondiali. 1/10.

Sulla trama

Biancaneve è una ragazzetta ninfomane che fa sesso con chiunque le capiti a tiro, la cui massima gioia è trovare una casa nel bosco in cui abitano sette bei maschietti (no, non sono nani: sono delinquentelli ritardati). La matrigna, cioè la regina transessuale, è invidiosa della giovane porcellona e ordina a un killer di eliminarla.

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