Il maestro Kim Ki-duk deposita strati e strati di commovente poesia su un tessuto che propaga violenza da ogni parte di sé, regalandoci nello stesso anno di "Address Unknown" un'altra perla tra le perle.
Un uomo e una donna divisi da una panchina, ma uniti da uno specchio.
Il tempo - che scopriremo essere circolare e non lineare - quale ulteriore prigione in cui due corpi e due spiriti sono designati a qualcosa.
Un qualcosa di profondo e doloroso.
Profondo e doloroso come il martirio di un fiore destinato a riempire una corteccia con forma di corpo umano.
Un fiore che era diverso da tutti gli altri e che, scorgendo un alone di luce tremolante al di là di uno specchio, lo seguirà con occhi cangianti, in un ripetersi di stagioni.
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