Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Il boss di un quartierino si invaghisce di una studentessa, fa in modo di costringerla a vendersi nel suo bordello e passa il tempo ad osservarla da una stanza nascosta. Grande tecnica al servizio di una storia non del tutto convincente, un elogio al dramma umano più che un ritratto reale.
Un teppista a capo di una banda di papponi si invaghisce di una studentessa e la bacia contro la sua volontà, lei risponderà sputandogli in faccia. Da quel momento inizierà la sua odissea all'interno del bordello gestito dal protagonista e dai suoi due gregari. I protagonisti sono ottimi, la storia non funziona perché non vi è molto senso, né coerenza di fondo. La protagonista prova a scappare, poi torna, poi si nega, poi si rassegna e nel finale fa una scelta del tutto insensata, seppur vincente dal punto di vista drammatico. A parte il ritmo non elevato - chi si aspetterebbe il contrario, del resto, da Kim Ki-duk? - e l'irritante ricorso alla sigaretta da parte dei protagonisti, che appare uno scimmiottamento deigli analoghi americani, la pellicola si segnala comunque per una buona prova da parte degli attori, un'eccellente fotografia ed una bella colonna sonora che vede, e non me lo sarei aspettato, in firma una mia conterranea, tale Etta Scollo, notevole.
Ad inquietare e affascinare è anche il protagonista che non pronuncia una sola parola per quasi tutto il film, il motivo risiede nel taglio che ha sul collo, un accoltellamento gli ha leso le corde vocali: morale della favola ha una voce davvero idiota. Ho avuto difficoltà a trattenere il riso, quando una vocina che sembrava uscire dallo sfintere, è uscita da quel duro, cazzuto che prendeva coltellate senza nemmeno batter ciglio.
Il film è tecnicamente ben fatto, impossibile non dargli una valutazione positiva ma ne consiglio la visione a chi ama i drammoni orientali.
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