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Un tipo cattivo - Bad Guy

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un tipo cattivo - Bad Guy

di obyone
8 stelle

 

Locandina Internazionale

Un tipo cattivo - Bad Guy (2001): Locandina Internazionale

 

Cos'è l'amore? Istinto, desiderio, possesso?

A chi spetta giudicare le vie della sua rivelazione, ingabbiarne la manifestazione in uno schema preciso, accompagnarne il decorso lungo binari che conducono, senza strappi, alla meta? Taluno è tentato di porre paletti, decodificare i ruoli della passione ed imporre il proprio modello come esempio da seguire. Altri, a contrario, si lasciano andare alle infinite forme del sentimento che si annidano nell'animo umano.

Di sentimenti iperbolici il regista coreano Kim Ki-duk è sublime cantore. Non sorprende, dunque, che l'amore, il sentimento delle gambe molli e delle farfalle allo stomaco, l'abbia affrontato nei suoi film in svariate occasioni, naturalmente a suo modo e ciò, nonostante una vita privata così riservata da non lasciar trapelare alcuna indiscrezione che testimoniasse preparazione ed esperienza nello specifico.

Secondo gli antichi era il cuore il nido dell'amore. Gli egizi vi collocavano i sentimenti e l'intelligenza, Aristotele la memoria, i filosofi cristiani del Medioevo dibattevano sulla presenza dell'anima al suo interno. 

Il cuore, macchina complessa e perfetta, rotta la quale la vita defluisce dal corpo, capta sentimenti e sensazioni, li assorbe e irradia verso l'esterno, tumultuoso e incontrollabile, il sentimento d'amore che produce un'accelerazione vistosa del battito. 

La macchina da presa è il cuore del cinema di Kim Ki-duk. Il ventricolo sinistro che riceve sangue dall'atrio e lo pompa nell'aorta con forza e vigorosi spasmi, per nutrire il corpo dell'ossigeno vitale e infiammabile. Il mezzo cinematografico è la cavità ventricolare da cui il flusso di immagini, catturato all'esterno, transita e, una volta elaborato secondo la sensibilità dell'artista, viene pompato verso l'esterno, diverso e condizionato dalla visione di colui che osserva e immagina da dietro la lente. Quel flusso diventa cinema. Un flusso di ossigeno, un flusso di immagini. In una parola cibo.

Attraverso la sua macchina, attraverso il suo cuore, Kim ki-duk guarda all’amore in modo poco convenzionale e lo dimostra questo suo “Bad guy” storia di un ragazzaccio di strada, un pappone che si guadagna da vivere con la prostituzione. Han-ki è taciturno e mostra una profonda cicatrice sotto il pomo d’Adamo che tradisce un passato violento. Quando il fato, che scompiglia le esistenze quiete di uomini e donne, lo pone sullo stesso cammino della giovane e bella Sun-hwa scatta una scintilla nel suo cuore.

Han-ki deve possedere la ragazza, deve amarla. La desidera ardentemente. A nulla serve la ritrosia di lei perché questo è il suo destino. Per assecondarlo Han-ki è disposto a tutto, a giocare con i sentimenti di lei, a condurla in un tranello ignobile che ne sfrutta la profonda ingenuità, a renderla schiava del suo amore in una stanzetta sconcia in cui può ammirarla mentre si spoglia per fare l’amore con qualche cliente di passaggio.

Pian piano però qualcosa succede tra i due. L’odio di Sun-hwa per il suo carceriere si tramuta in affetto forse perché il giovane che l’ha imprigionata nel bordello non è il peggiore degli uomini e delle donne che frequentano il quartiere hardcore della città. 

Kim ki-duk spia attraverso un vetro la relazione tra i due giovani, una relazione che raggiunge l’apice dell’intimità in un gesto d’affetto e che non sembra contemplare le gioie del sesso.

Per un po’ Kim Ki-duk si perde nei meandri della sua storia. Sun-hwa viene messa da parte come una paziente filatrice in attesa del suo marinaio. Il ritorno del boss, la vendetta e il sangue si sostotuiscono all'amore, altrettanto potenti. Un nuovo sentimento, che forse trascende l’amicizia e si trasfigura in sacrificio, costa dapprima la galera ad Han-ki e ne garantisce poi la scarcerazione. Sun-hwa attende disperata la liberazione, rapita dagli effetti di una sindrome che l’ha trasformata da amata ad amante. Per i due giovani è ormai maturo il tempo della libertà. Se ne vanno i due, abbandondo le proprie sicurezze. Quella vita di prostituzione e vouyerismo, che li aveva legati, sembra finita per sempre. Svincolati dal passato e attratti come calamite Han-ki e Sun-hwa non riescono a rimanere lontani l’uno dall’altra nonostante tutto, nonostante una panchina vuota in attesa di un ritorno al passato. Il destino opera secondo regole arcane alle quali è inutile ribellarsi. Il destino di Sun-hwa e Han-ki è scritto da sempre. Ce lo dice Kim ki-duk che, inquadrando gli occhi dei due amanti, completa con il tassello mancate le fotografie incollate, pezzo per pezzo, sulla superficie dello specchio. Sono loro a completare quelle foto strappate e nascoste nella sabbia. L’amore segue il suo corso, quasi mai quello voluto dagli amanti. L'amore è un sentiero burrascoso, imprevedibile che il regista segue con animalesca passione. Un poetico e malinconico gesto stempera appena la voracità del sentimento che si impossessa delle vite inermi dei protagonisti. Una donna posa delicatamente una giacca sulle spalle di Sun-hwa. L'indumento la protegge e la condanna a rivivere il tormento che la sconosciuta ha vissuto prima di lei. Forse un giorno sarà Sun-hwa a posare uno scialle su altre e più giovani spalle. Forse sarà lei a sparire nel mare, svuotata e senza più un briciolo di quell'amore ossessionante che l'aveva tenuta in vita. Nel mondo di Kim Ki-duk tutto può succedere, tutto può cambiare. Ma niente è destino che cambi. Men che meno l'amore viscerale per il cinema. (V.O.S.)

 

MyMoviesOne - KVision

 

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